Il rinnovo del contratto collettivo nazionale per i dirigenti delle aziende private è scaduto da quasi un anno e le trattative tra Federmanager e Confindustria non sembrano procedere nel migliore dei modi. Quale sarà il destino di circa 73mila manager a partire dal prossimo gennaio?
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A fare il punto sulla situazione è il presidente di Federmanager Giorgio Ambrogioni, interpellato da Labitalia, sottolineando come sebbene la trattativa non si sia mai interrotta, l’unione degli industriali abbia «comunicato una disdetta unilaterale del contratto sulle parti che riguardano le retribuzioni e i licenziamenti, ma non sul welfare e formazione.»
Tra i punti più discussi figurano il modello contrattuale basato su due livelli retributivi minimi, pari a 63mila euro annui lordi per l’ingresso e 80mila euro lordi annui una volta maturati 6 anni di anzianità. Secondo Amrbogioni, eventuali problemi potrebbero sorgere solo per le piccole imprese, mentre nelle medie e gradi aziende vengono generalmente superate entrambe le soglie.
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Per quanto riguarda i bonus, invece, Amrbogioni afferma la necessità di introdurre un «sistema premiante da dare in presenza di risultati.»
«Federmanager non chiede che alla fine dell’anno ogni dirigente abbia automaticamente un bonus, a prescindere dai risultati. Il premio deve essere dato in presenza di risultati ma questo purtroppo in molte aziende, anche molto performanti, non accade.»