Nella crescente diffusione dei social network e nel dilagare di figure legate al mondo del digitale il settore degli head hunter vive un periodo di cambiamento radicale.
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Infatti è proprio la concorrenza dei social media ad aver inferto un duro colpo ai procacciatori di talenti, scavalcando gli intermediari le aziende parlano direttamente coi candidati e risparmiano tempo e denaro. Ma i procacciatori si difendono dimostrando come ciò possa valere per le figure di livello medio e basso ma non altrettanto per quelle di alto livello, per cui la selezione è molto più delicata e complessa.
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Soprattutto in un momento storico come questo, un cui non è permesso sbagliare, come sottolineato da Matteo Columbo, senior manager Technical Hunters «Tuttavia, soprattutto nelle fasi di recessione come quella che stiamo vivendo, la principale complessità non risiede nel reperire i candidati, ma nel trovarne di idonei, interessati e disponibili a valutare delle nuove opportunità di lavoro».
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Più che altro le difficoltà derivano dall’individuare figure che sfuggono a precise classificazioni, facenti parte di un mondo digitale in continua evoluzione. Solo mettendo in discussione i propri criteri le società di reclutamento potranno sopravvivere, senza dimenticare il valore del capitale umano, elemento che fa la differenza in un contesto così competitivo.