Selezione tra tradizione e innovazione

di Chiara Basciano

Pubblicato 12 Dicembre 2017
Aggiornato 26 Aprile 2018 11:19

Individuare i talenti migliori grazie alla tecnologia ma senza tralasciare il fattore umano.

La tecnologia prende piede in qualsiasi settore aziendale ma in nessuno come in quello delle risorse umane fa sentire il suo peso. L’automatizzazione ha portato allo snellimento del lavoro dei dipendenti concedendo loro l’opportunità di concentrarsi su altri elementi, ma nel mondo della selezione cambia proprio il modo di interagire tra gli essere umani.

Come sottolinea Alistair Cox, CEO di Hays, il fattore umano conta ancora nel processo di selezione, ma non è più l’unico a cui affidarsi per trovare il giusto talento. Il modello utilizzato da Hays e definito come “Find & Engage” riesce «a combinare le best practice della selezione del personale, il rapporto con i candidati e le opportunità fornite da tecnologia digitale, big data e apprendimento automatico», come Cox spiega.

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La forza di questa metodologia sta nel riuscire ad individuare non solo i candidati in cerca di lavoro,  considerati quindi attivi, ma anche quelli che attualmente non cercano lavoro, perché già impiegati, quindi passivi nella ricerca di lavoro. Poter offrire qualcosa di meglio entrando in contatto con questi talenti offre la possibilità di allargare il bacino di utenza delle risorse umane.

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E in un contesto competitivo come quello attuale ciò risulta fondamentale. Sempre Cox infatti afferma «Assumere i professionisti migliori è sempre stata un’arte, costruita intorno allo sviluppo di rapporti consolidati e all’abilità di valutare la compatibilità di un profilo con una determinata posizione. T

uttavia, i recenti sviluppi in tema di nuove tecnologie ci permettono di combinare arte e scienza per fornire soluzioni migliori, più veloci e più concrete».