Tratto dallo speciale:

Canone RAI: proposte di Riforma a confronto

di Noemi Ricci

Pubblicato 13 Ottobre 2014
Aggiornato 20 Ottobre 2014 10:05

Le ipotesi di riforma del canone RAI, porgendo uno sguardo ai risultati ottenuti dalle riforma già attuate dagli altri Stati europei.

Allo studio del Governo la riforma del canone RAI e della TV di Stato stessa. Diverse le proposte di riforma, tutte nell’ottica di fare in modo di ridurre la tassa contrastando l’evasione fiscale oggi a quota 27%. Probabile un’esenzione per la fasce più deboli, anche se per alcuni legare il canone al reddito potrebbe essere rischioso. A lanciare lo slogan: «Pagare meno, pagare tutti» è stato il direttore generale della RAI, Luigi Gubitosi.

=> Canone RAI: pronto decreto di riforma

L’idea sarebbe quella di introdurre un nuovo sistema di pagamento con il quale tassare il possesso di dispositivi capaci di ricevere il segnale televisivo o radiofonico, eliminando il concetto di canone, andando a modificare la legge del 1938 ormai obsoleta visto che sempre più persone usufruiscono del servizio pubblico su sistemi diversi dalla televisione.

Abolizione del canone

Una prima ipotesi di riforma consiste nell’abolizione del bollettino specifico del canone, ricavando i fondi per la TV pubblica tramite diversi canali:

  • dichiarazioni dei redditi dei contribuenti, in base ai consumi effettuati con esenzioni per i meno abbienti (prelievo medio di 90 euro l’anno per 24 milioni di famiglie e di 150 euro per redditi alti);
  • giochi e Lotteria Italia;
  • acquisto di nuovi apparecchi.

=> Riforma RAI: canone a consumo e nuova governance

La presidente della RAI, Anna Maria Tarantola, ritiene tuttavia pericoloso legare il canone al reddito perché, come dimostrato dal modello finlandese:

«Legare il canone al reddito, senza adeguati paracadute, può rivelarsi un boomerang e portare a repentini sbalzi nei flussi di risorse a disposizione del Servizio Pubblico. Un effetto pericoloso, visto che fare televisione richiede certezza di risorse su un periodo lungo, dato che la maggior parte degli investimenti ha carattere pluriannuale. Il sistema migliore di finanziamento va studiato e adattato per ciascun Paese ma deve comunque e sempre essere: equo, adeguato, certo, stabile».

Pubblicità

A bocciare l’idea di un canale senza pubblicità è stato invece il direttore generale della RAI:

«Sarebbe una rete piccola, con poco pubblico. Se proprio si volesse intervenire si potrebbe ridurre l’affollamento pubblicitario. Sarebbe difficile avere due RAI una con la pubblicità e una senza. La RAI deve fare servizio pubblico in tutto quello che fa».

Canone TV in Europa

Un’altra ipotesi potrebbe essere quella di “copiare” le riforme degli altri Stati europei, o almeno quelle di maggiore successo, visto che in tutti i Paesi si pone il problema della rivoluzione digitale, ovvero della visione online della TV.

Germania.  In Germania ad esempio prima si pagava per il possesso dell’apparecchio televisivo o radiofonico, dopo la riforma tutte le famiglie devono versare una somma (circa 17,5 euro al mese per 4 anni) a fronte del fatto che ora la TV si può guardare anche da tablet e smartphone, posseduti ormai da tutti. In sostanza il canone è rimasto, me è cambiata la sua natura diventando una tassa di scopo finalizzata al finanziamento del servizio pubblico slegata dal possesso dei diversi device capaci di ricevere il segnale televisivo. Questa modifica, che vede esclusi i redditi più bassi, ha comportato un aumento delle entrate per 1 miliardo e 300 milioni di euro.

Francia. Sono invece scese le entrate per la TV pubblica francese (-450 milioni di euro nel 2008), conseguentemente alla decisione di togliere la pubblicità dopo le ore 20:00 (nel 2014 la perdita è stata compensata da una sovvenzione da 110 milioni di euro).

Svezia, Finlandia e Svizzera. Sull’esempio della Germania, in Svezia, Finlandia e Svizzera si è cercato di superare il concetto di canone TV, ritenendolo obsoleto all’epoca di Internet e dei supporti multipli di ricezione. In Svezia però la riforma è arrivata in tribunale e di recente la Corte Suprema di Svezia ha accolto uno dei ricorsi presentati per “difetto di motivazione”, riportando il canone TV allo status di pre-2007 con 80.000 utenti che hanno subito chiesto la restituzione del prelievo sui nuovi media. In Finlandia il canone è stato sostituito da una “media tax”, una tassa proporzionale al reddito dei contribuenti basata su tre livelli di contribuzione: una fascia esente, una media ed una alta. Il ricavo è esclusivamente destinato al finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo.

Olanda. Ha ha sperimentato l’abolizione del canone già nel 2002, sostituendolo con un prelievo diretto a carico dello Stato, ma il trasferimento alla TV pubblica è stato sempre inferiore a quello promesso e con diversi tagli imposti dai vari Governi. Il risultato è stato che nel 2013 l’importo dei trasferimenti pubblici a TV e radio pubbliche è stato significativamente inferiore alla somma percepita dal canone 10 anni prima.