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Factoring in crescita: opportunità per PMI

di Anna Fabi

Pubblicato 20 Marzo 2015
Aggiornato 12 Giugno 2015 10:03

Il mercato del factoring in crescita nel 2014, buone le prospettive 2015, l'analisi del presidente di Assifact Rony Hamaui e le proposte per norme più semplici ed europee: convegno Assifact.

Un cambiamento delle norme sulla cessione del credito delle imprese, in linea con le regole europee, e un Testo Unico per la cessione del credito della Pubblica Amministrazione, che sono invece frammentate e non sempre coerenti fra loro: sono le richieste di Assifact, presentate nel corso del convegno “Factoring e sistema Italia, rivedere le regole e semplificare la burocrazia per far crescere la fiducia delle imprese” dello scorso 17 marzo a Milano, nel corso del quale sono stati forniti i dati di mercato 2014 mentre il presidente Rony Hamaui e il segretario generale Alessandro Carretta hanno parlato delle prospettive del settore.

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Partiamo dai dati di mercato: il volume d’affari del factoring nel 2014 è cresciuto del 2,81%, i tempi medi di pagamento fra imprese si sono ridotti da 96 a 94 giorni, il ritardo medio è sceso da 31 a 29 giorni. Per quanto riguada invece la Pubblica Amministrazione, il tempo medio di pagamento è pari a 165 giorni, ma anche qui il ritardo è calato da 90 a 85 giorni. Sottolinea Rony Hamaui:

«nel 2014, in uno scenario recessivo e di restrizioni creditizie (-2,3% di credito alle imprese rispetto al 2013) il factoring, con 178 miliardi di euro di crediti acquistati (l’11% del PIL, +2,81% rispetto all’anno precedente), è stato comunque vicino alle imprese». Per il 2015, si prevede un’ulteriore crescita del 3,36%, previsioni che il presidente definisce «cautamente positive», anche «grazie anche al trend di miglioramento nei pagamenti dei debiti commerciali, rilevabile dal monitoraggio che fa costantemente Assifact, e agli effetti del programma di smaltimento dei debiti della PA».

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Più nel dettaglio, il maggior ricorso al factoring (cessione dei crediti) da parte delle imprese si riscontra in Lombardia (30,82%) e Lazio (26,14%), seguite da Piemonte (9,38%), Veneto (6,93%) ed Emilia Romagna (6,74%). Per quanto riguarda i tempi di pagamento, un confronto europeo in base ai dati Intrum Iustitia (European Payment Index 2014), l’Italia pur con il miglioramento registrato (da 96 a 94 giorni) resta fra i fanalini di coda comunitari. La media comunitaria è pari a 47 giorni, fra i maggiori paesi membri si segnalano i 34 giorni della Germania, i 42 del Regno Unito, mentre in Francia i tempi salgono a 54 giorni e in Spagna e Portogallo a 83 giorni. Ancor più evidente la forbice europea considerando i tempi medi della PA, che in Italia, come visto, paga in 165 giorni contro una media europea di 58 giorni. Alcune dati sugli altri paesi: 35 giorni in Germania, 40 nel Regno Unito, 59 in Francia, 129 in Portogallo.

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Il portafoglio medio di crediti acquistati dalle società di factoring al 31 dicembre 2014 era costituito per il 29% da crediti verso la PA, per un totale intorno ai 14 miliardi di euro. Questa la composizione per settori: enti sanità 38,7%, amministrazioni centrali 29,8%, amministrazioni locali 28,8%. Rispetto alla precedente indagine, che risale al 2011 ed evidenziava uno scaduto del 60%, emerge una miglioramento nella capacità della PA di pagare i propri debiti grazie ai provvedimenti degli ultimi governi. La quota dei crediti per factoring scaduti risulta infatti del 33,2%, anche se il 45,6% di questi ha superato i 12 mesi dalla scadenza.

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Il punto sulle risorse pubbliche stanziate per il pagamento dei debiti della PA: 57 miliardi di euro stanziati tra il 2013 e il 2014, al 30 gennaio 2015 erano disponibili agli enti pubblici debitori 42,8 miliardi di euro e risultavano effettivamente pagati crediti per 36,5 miliardi. «Ma la liquidità non basta» spiega Alessandro Carretta, Segretario Generale di Assifact e professore a Roma Tor Vergata, il quale presenta una serie di proposte:

«occorre proseguire sulla strada della semplificazione delle procedure e della certezza delle norme. Per questo proponiamo, in linea con le prassi normative più evolute degli altri paesi europei, una revisione della legge 52 sulla cessione di crediti di imprese, che risale al 1991 (per circoscrivere il rischio di revocatoria, che ostacola di fatto il ricorso alla cessione del credito per le imprese in tensione finanziaria), e un Testo Unico delle norme sulla cessione del credito nella Pubblica Amministrazione, che sono oggi svariate e non sempre tra loro coordinate».

Infine, una considerazione sullo split payment, previsto dalla Legge di Stabilità 2015, in base al quale la Pubblica Amministrazione paga al fornitore solo l’imponibile esposto in fattura e versa l’IVA direttamente all’Erario. Assifact sottolinea l’effetto negativo per le imprese, perché si altera il meccanismo della compensazione dei crediti e debiti IVA e si producono ricadute sulla liquidità, ulteriore burocrazia, allungamento dei tempi di attesa per accedere ai rimborsi prioritari dei crediti di imposta. In ogni caso, si sottolinea, il factoring potrà essere un valido sostegno per le imprese che hanno necessità di smobilizzare tali crediti d’imposta.