Il paradosso dell’inflazione: con il caro prezzi c’è chi spende di più

di Anna Fabi

19 Luglio 2023 15:39

Redditi bassi penalizzati da uno shock inflazionistico che ha colpito soprattutto alimentari ed energia: numeri e trend nel report Allianz Trade.

L’impennata dell’inflazione sta penalizzando le famiglie meno abbienti perché il caro prezzi sta riguardando beni di prima necessità mentre quelli meno “essenziali” (abbigliamento, trasporti, ristoranti) registrano non soltanto aumenti marcati ma anche un aumento dei volumi di acquisto: lo rileva Allianz Trade nel suo studio “Il paradosso dell’inflazione“.

Vediamo i dettagli dello studio ed il confronto europeo in termini di prezzi dei beni nel paniere di spesa e tendenze nei consumi delle famiglie.

Caro prezzi: i beni che oggi costano di più

I rincari più marcati hanno riguardato alimentari (+17% su base annua) e utenze (affitti, acqua, luce), + 9%. Meno evidente, invece, l’aumento di costi per ristoranti, beni ricreativi, abbigliamento e trasporti, che pure hanno un peso maggiore nei consumi delle famiglie più ricche.

Il paradosso dell’inflazione rispetto ai consumi

Contrariamente a quanto avviene di solito, la spesa per i beni non durevoli (alimentari, elettricità e carburanti per auto) è scesa del 2% in Italia. Al contrario, i volumi di acquisto di beni durevoli (come le automobili, elettronica di consumo, mobili, elettrodomestici) o semi-durevoli (abbigliamento, giocattoli, beni culturali) hanno continuato a registrare una crescita.

Qualche dato emblematico: trasporto aereo +42%, servizi di ristorazione +13%, alloggi +30%. Nonostante i rincari (soprattutto per i biglietti dei voli), l’inflazione evidentemente non scoraggia le famiglie più abbienti.

Le previsioni al 2024

La situazione comunque sta migliorando. «In Italia, – sottolinea Maddalena Martini, Senior Economist per l’Italia e la Grecia di Allianz – la crescita dei prezzi sta rallentando dal picco di inflazione dell’11,8% raggiunto lo scorso ottobre. Ci aspettiamo che l’inflazione si attesti attorno al target della BCE del 2% gradualmente, verso la fine del 2024”.

Se però la discesa dei prezzi dovrebbe dare sollievo alle famiglie, l’aumento dei tassi di interesse, a seguito dei rialzi della BCE, dovrebbe comportare un freno alla domanda nel biennio 2023- 2024.

Caro prezzi in Italia: il confronto europeo

Nel primo semestre 2023, in media ogni famiglia ha speso 132 euro in più per lo stesso paniere di beni e servizi in Spagna, 244 euro in più in Francia, 290 euro in più Germania e 301 euro in più in Italia.

Lo shock inflazionistico è stato in parte mitigato dal mercato del lavoro: creazione di nuovi posti in Francia e stipendi più alti in Germania, Italia e Spagna. Ci sono però differenze su quello che è successo in questi paesi.

La crescita dei salari in Germania e in Francia, fra la fine del 2019 e la fine del 2022, ha superato l’inflazione. Per la precisione, di 1,7 punti percentuali in Germania e di 2,9 punti in Francia. In Spagna e in Italia, invece, l’inflazione ha superato il reddito medio (di due punti percentuali in Spagna e di 4,3 punti in Italia). Come si vede, in Italia è stata più evidente laq perdita di potere d’acquisto, con conseguente maggior erosione dei risparmi.

«Una serie di fattori strutturali come l’adeguamento lento dei salari e le lunghe contrattazioni collettive hanno fatto sì che in Italia sia stata più accentuata la perdita di potere di acquisto, a fronte del rapido aumento dei prezzi. Nel 2021-2022, le famiglie italiane hanno sostenuto i consumi privati con parte dei risparmi accumulati durante la pandemia, fino a che il tasso di risparmio è sceso sotto i livelli pre-pandemici a conclusione del 2022» ha concluso Martini.