Open Source in azienda: no ai falsi miti

di Luigi Taranto

Pubblicato 29 Agosto 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:52

Torniamo ancora una volta sul sentito tema del software Open Source in azienda, e anche questa volta per demistificare alcune delle affermazioni più diffuse sull’argomento:

  1. Convivenza difficile

    Sistemi operativi differenti, sotto certe condizioni possono coesistere molto bene all’interno della stessa infrastruttura tecnologica, anzi è altamente auspicabile che questo avvenga, in quanto si possono condividere i vantaggi di ognuno, al prezzo di qualche attenzione in più in fase di configurazione.

    Sul lato software, c’è da ricordare che molte soluzioni open source possono trattare molto bene anche tipi di dati generati dalle più diffuse applicazioni proprietarie. Inoltre, se è falso che i software per Linux non possano funzionare sotto Windows o Mac, è vero (anche solo se in parte) il contrario. Esistono infatti degli emulatori di Windows e Mac sotto Linux (Wine ad esempio) che possono permettere l’avvio e l’utilizzo di alcune applicazioni con prestazioni più che accettabili.

  2. Con un upgrade si risolve tutto

    Esiste una grande differenza fra diverse versioni dei medesimi S.O., che pongono numerosi questioni. Prima fra tutte la compatibilità  dei software già  acquistati (che servono all’operatività  dell’azienda) con le versioni successive della stessa famiglia del S.O.
    Oggi, nessun sistema operativo nuovo (Linux con Kernel 2.6 o successive, Windows Vista e Mac Leopard) garantisce al 100% la retro-compatibilità , perciò prima di effettuare scelte di upgrade è necessaria una valutazione degli impatti sul software esistente.

    La fase di upgrading è sempre molto critica perché il sistema aggiornato potrebbe non funzionare altrettanto correttamente come il vecchio, quindi è bene tener sotto controllo per qualche tempo le macchine aggiornate per evidenziarne malfunzionamenti.

  3. Impatto tecnologico nullo

    La preferenza di una soluzione al posto dell’altra rappresenta, oltre che una scelta operativa caratterizzata da un investimento economico, anche una valutazione strategica, in quanto prevede che tutta una serie di attività  e investimenti (scelta dell’hardware e dei software di produzione, formazione dei dipendenti, acquisto di periferiche e macchinari compatibili) siano incanalati verso il mantenimento della strada intrapresa;

  4. Ciò che costa poco vale poco

    Un altro luogo comune molto diffuso è che il software open source – dato che è spesso gratuito – sia meno affidabile di quello a pagamento. Errore.
    Spesso l’affidabilità  è addirittura maggiore, perché ai grossi progetti open source collaborano centinaia di sviluppatori che, essendo spesso sono i primi utilizzatori dei propri software, hanno tutto l’interesse a correggere le falle in tempi molto brevi.
    Ci si è mai chiesto perché molti dei programmi server più diffusi e affidabili (Web Server, Server Mail, DataBases, ecc.) siano open source?!