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Aumento IVA: l’impatto sulle flotte aziendali

di Francesca Vinciarelli

20 Settembre 2013 10:24

A fine ottobre potrebbe diventare legge l’aumento dell’IVA dal 21% al 22%, aggravando la crisi sul settore automotive; devastante l’impatto sulle flotte aziendali, 500 euro l’anno per ogni macchina.

Il prossimo mese di ottobre potrebbe portare il tanto temuto aumento dell’IVA, che potrebbe passare dal 21% al 22%, con impatti sostanziali anche per l’acquisto ed il rinnovo delle flotte aziendali. Il condizionale è ancora d’obbligo, ma è probabile che gli schieramenti politici contrari alla manovranon riusciranno a rimandare ulteriormente tale incremento (Aumento IVA al 22% da ottobre=> niente rinvio). La conseguenza è che tutte le aziende italiane dovranno fare i conti con questo innalzamento percentuale dell’imposta sul valore aggiunto, con particolari ricadute sui settori già in maggiore crisi. Uno di questi è sicuramente l’automotive, che ha segnato anche nel mese di agosto un calo delle immatricolazioni, questa volta pari al -6,6% (leggi dati e incentivi sui veicoli commerciali).

Impatto flotte aziendali

Rispetto al costo medio di un automobile, quest’aumento inciderebbe per circa 170 euro, mentre sarebbe di 250 euro l’aumento per le flotte aziendali. Questo è quello che affermano i calcoli della Federauto (l’associazione dei concessionari) che evidenziano come a quest’aumento si aggiungerebbero le conseguenti e necessarie spese di manutenzione e di tutte le operazioni accessorie che gravano sull’automobile. Tutto sommato, sarebbero circa 500 euro in più all’anno. Aumento IVA=> l’impatto sull’economia

Dati settore automotive

Per il settore dell’automobile è il trentanovesimo mese di flessione consecutiva, che aggrava la già critica situazione del 2013. Dal primo gennaio sono solo 900.000 le unità immatricolate, ovvero quasi 100.000 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che già era considerato uno dei peggiori anni nella storia automobilistica italiana. Il dato è particolarmente allarmante se si considera che negli altri paese d’Europa la tendenza in questo comparto è stata, se pur senza dati entusiasmanti, in leggera crescita.