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Crisi Francia-Italia, tutti i rischi economici

di Anna Fabi

11 Febbraio 2019 15:05

La crisi diplomatica Italia-Francia potrebbe generare danni in Italia per credito, investimenti, export e occupazione: ecco cosa c'è da aspettarsi.

Dopo i recenti attacchi del governo italiano, la tensione tra Francia e Italia è alle stelle e l’incidente diplomatico tra i due Paesi potrebbe avere ripercussioni anche sull’accesso al credito delle nostre imprese, oltre che sull’export e l’occupazione.

Preoccupazione in merito è stata espressa sia da Confindustria che da Confesercenti, che chiedono di ristabilire immediatamente un clima di fiducia per evitare danni potenziali per il nostro Paese.

Credito e investimenti

Stando ai dati Bloomberg ed Eba, le banche francesi sono quelle che, rispetto agli istituti di altri Paesi europei, finanziano più delle altre Stato italiano, Enti locali, imprese e famiglie nel nostro Paese: l’esposizione delle banche d’Oltrealpe sull’Italia ammonterebbe infatti a 285,5 miliardi di euro, contro i 58 miliardi delle banche tedesche e dei 21 di quelle spagnole.

Questo anche a fronte del fatto che le banche francesi hanno acquisito due importanti gruppi italiani: Bnl da parte di Bnp Paribas e CariParma da parte di Credit Agricole. Un dettaglio di non poco conto se si considera che proprio Bnp, Credit Agricole e SocGen sono le tre banche francesi che figurano nella lista dei soggetti specialisti in titoli di Stato.

Oltre al ruolo delle banche francesi in Italia sul fronte dell’accesso al credito, per valutare l’impatto economico della crisi Italia-Francia, va considerato il contributo che queste hanno apportato all’occupazione nel nostro Paese, assumendo negli ultimi 5 anni circa 4-5mila persone, e agli investimenti.

In teoria, per il momento, le politiche degli istituti bancari francesi non dovrebbero essere influenzate dalla crisi diplomatica tra Italia e Francia, ma se questa dovesse perdurare non si potrebbe escludere un impatto sugli investimenti francesi in Italia.

Export

Il nazionalismo dei francesi è cosa ben nota e l’atteggiamento dell’Italia potrebbe creare un sentimento di rifiuto nei nostri confronti, generando danni economici per le imprese, come spiega il presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia:

I danni potenziali per l’export sono enormi, visto che la Francia è il secondo partner commerciale dell’Italia dopo la Germania e potrebbe nascere nell’opinione pubblica francese un sentimento di rifiuto dei nostri prodotti. Noi siamo il terzo Paese fornitore dei francesi. La Francia ha investito 60 miliardi di euro in Italia e noi lì 25 miliardi. Parliamo di cifre che fanno girare l’economia. Se diminuiscono gli acquisti in Italia ne risentiremo. Aggiungiamo che le questioni particolari come la Tav possono creare confronti serrati e conflitti. Ma non è possibile vedere un ministro che fa da sponda a un movimento di un altro Paese. È una campagna che non sta né in cielo né in terra. Di Maio dice che il popolo francese sta con lui. Che fa, si candida in Francia?

Boccia rende noto di aver parlato al telefono con il presidente della Confindustria francese:

A fine mese ci vedremo. Vogliamo realizzare un appello per l’Europa che parta da Francia e Italia per un’industria e una economia che uniscono. La politica oggi paradossalmente divide. A maggior ragione saremo a Parigi e quasi sicuramente nessun ministro italiano verrà, eppure è l’incontro tra la seconda e la terza manifattura d’Europa. Il governo studi i fondamentali economici e la smetta di fare campagna elettorale negli altri Paesi.

La risposta del governo

Intanto, il governo italiano si dimostra disponibile ad incontrare il presidente Macron e il governo francese per affrontare la questione. I deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Politiche UE hanno spiegato:

L’incontro con alcuni esponenti dei gilet gialli non rappresenta e non voleva in alcun modo rappresentare una provocazione nei confronti del governo francese. Si è trattato, più semplicemente, di un primo passo, verso l’avvio di un dialogo con una forza politica con cui condividiamo alcuni temi importanti, a partire da quello della democrazia diretta. Dialogare con una forza politica che rappresenta un popolo, sia esso francese o di qualsiasi altro Paese, è una pratica perfettamente legittima e comune alla vita democratica di tutti i partiti. Ecco perché sono sicuro che, nel confronto e nel rispetto reciproco tra le istituzioni, la collaborazione tra il governo francese e quello italiano sarà sempre massima.