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I conti impossibili della Legge di Bilancio

di Anna Fabi

15 Novembre 2018 11:32

Troppo ambizioso il traguardo dei 18 miliardi da privatizzazioni inserito in manovra, nella quale spunta anche il capitolo eventi eccezionali: i nuovi numeri della Legge di Bilancio 2019.

Nella lettera inviata dall’Italia all’UE, con cui il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, risponde alla richiesta di chiarimenti sulla riduzione del debito, il Governo non soltanto continua a difendere le stime a supporto delle misure in Legge di Bilancio 2019 ma introduce anche una nuova richiesta di flessibilità sui conti, aggiungendo un capitolo “eventi eccezionali” a fronte delle ultime alluvioni e delle spese per interventi sulla rete viaria che si sono resi necessari dopo la tragedia del ponte Morandi.

Una flessibilità che dunque sale ancora per il prossimo triennio invece di diminuire: inizialmente si chiedeva lo 0,05 punti percentuali di PIL per il solo 2019, pari ad 1 miliardo di euro, ora lo 0,2% del PIL nel triennio per un totale di 3,6 miliardi di euro. In cambio l’Italia garantisce di far calare il debito dal prossimo anno grazie ad un nuovo piano di privatizzazioni e dismissioni che, secondo l’Esecutivo, permetterebbero di raggiungere l’obiettivo se non impossibile quanto meno “ambizioso”, di circa 18 miliardi di euro pari ad un punto percentuale del PIL.

=> Legge Bilancio 2019: misure per le imprese

Capitolo privatizzazioni

Il Governo punta molto sulle entrate dalle privatizzazioni che, secondo le stime dell’Esecutivo, nel 2019 frutteranno l’1% del PIL, invece del precedente 0,3% del PIL previsto dal Documento Programmatico di Bilancio, per un totale di 18 miliardi di euro di incassi in un anno. Un obiettivo molto più che ambizioso, soprattutto se derivante dalle sole dismissioni immobiliari, visto che dal 2010 al 2017 l’incasso totale è stato di 8,7 miliardi di euro, di cui 2,5 miliardi nell’ultimo triennio. Nell’Osservatorio sui Conti Pubblici, l’economista Carlo Cottarelli ha sottolineato come soltanto nel 2003 si sia venduto per un ammontare pari all’1% del PIL.

Secondo la relazione al Parlamento sulle operazioni di cessione delle partecipazioni in società controllate dallo Stato, da gennaio 2011 a settembre 2016, lo Stato:

  • ha venduto in Borsa con una procedura accelerata una parte di Enel per oltre 2,1 miliardi;
  • ha quotato il 35% delle Poste per 3,1 miliardi;
  • ha messo sul mercato Enav;
  • ha ceduto alla Cassa Depositi e Prestiti le partecipazioni in Sace, Simest e Fintecna per quasi 9 miliardi.

Il traguardo dei 18 miliardi in un anno potrebbe forse essere raggiunto se il Governo procedesse alla cessione di quote di società pubbliche.

Tuttavia, il vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro,  Luigi Di Maio, ha assicurato che “aziende come Eni, Enel, Enav non andranno in mani private” e che nel piano dismissioni sono stati previsti solo “immobili e beni di secondaria importanza”. Permane quindi il dubbio sull’effettiva fattibilità degli obiettivi annunciati dal Governo.