Rapporto Annuale Istat: Italia, tra vulnerabilità e bisogno di cambiamento

di Anna Fabi

23 Maggio 2011 16:30

Siamo quasi fuori dalla crisi, ma la crescita economica e la produttività restano del tutto insufficienti.

Presentata oggi la sintesi del Rapporto Annuale Istat sulla situazione del Paese. Cinque capitoli per tracciare lo scenario corrente in termini di economia e mercato del lavoro, defindendo i percorsi di uscita dalla crisi. L’Italia ha pagato un prezzo elevato in termini di produzione e occupazione (soprattutto giovani e donne) anche se è riuscita a limitare i danni grazie a un tessuto produttivo forte e flessibile, a cassa integrazione, tagli e reti di aiuto informale.

Il Presidente Istat, Enrico Giovannini, ha perà lanciato un allarme: «il sistema Italia appare vulnerabile, più di qualche anno fa».

Per quanto riguarda le imprese, il tentativo di superare la crisi ha portato a un rinnovamento tecnologico e organizzativo e la metà delle imprese esportatrici ha già recuperato i livelli di fatturato sui mercati esteri.

Il problema resta la produttività del lavoro, ferma ai livelli del 2000: il tasso di crescita dell’economia italiana appare «del tutto insoddisfacente e anche i segnali di recupero congiunturale dei livelli di attività e della domanda di lavoro non sembrano sufficientemente forti e diffusi per riassorbire la disoccupazione e l’inattività, rilanciando redditi e consumi».

Giovannini ha spiegato che «l’occupazione sta ora crescendo prevalentemente nei servizi a più basso contenuto professionale, a fronte della riduzione del numero delle posizioni più qualificate. Ciò implica, a parità di altre condizioni, un sottoutilizzo del capitale umano, guadagni più bassi, minori prospettive di sviluppo».

Soprattutto le donne pagano lo scotto della crisi: oggi sono scarse le prospettive di rientro nul mercato del lavoro, nonostante un più alto livello di istruzione, per non parlare delle penalizzazioni in caso di nascita dei figli.

Per quanto concerne la Strategia Europa 2020, vulnerabilità e ritardi storici del Paese frenano la ripresa e il conseguimento degli obiettivi europei. L’Italia ha bisogno di utilizzare meglio l’informazione per orientare le decisioni. Stesso discorso per il sostegno alle imprese, al fine di «identificare i mercati internazionali più dinamici e entrarvi nel modo migliore».