È stato presentato ieri, in occasione del World Economic Forum (WEF) di Ginevra l’annuale classifica mondiale della competitività.
Il rapporto “The Global Competitiveness Report 2008-2009” posiziona in vetta alla graduatoria dei paesi più competitivi gli Usa, nonostante l’attuale crisi finanziaria.
Seguono nell’ordine Svizzera, Danimarca, Svezia, Singapore, Finlandia, Germania, Olanda, Giappone e Canada. Fuori dalla Top ten il Regno Unito che si posiziona al 12° posto, scendendo di tre posizioni.
Su un totale di 134 paesi l’Italia scende di tre posizioni, collocandosi al 49° posto, prima dell’India e dietro Barbados e Giordania; la Francia al 16°; il Portogallo al 43° seguito da Lituania e Sudafrica.
La classifica si è basata su valutazioni legate alle caratteristiche strutturali delle economie dei Paesi. Al di là della crisi finanziaria quindi, gli Usa mantengono comunque la loro peculiare capacità di innovare e la loro flessibilità del mercato del lavoro, mantenendo un ambiente altamente produttivo. Caratteristiche pongono inoltre gli Usa in buona posizione per superare le crisi.
L’Italia invece, come si legge nel rapporto stilato dagli economisti dell’organizzazione svizzera, mantiene una buona posizione nel campo dell’evoluzione del suo business, produce beni di alta qualità, merito della forza dei suoi distretti industriali.
La competitività dell’Italia sarebbe ostacolata dalle debolezze strutturali della sua economia. Punti deboli: il mercato del lavoro, ritenuto tra i più rigidi del mondo.
In questo settore infatti l’Italia si colloca solo al 129° posto; la finanza pubblica che per l’alto livello di debito posiziona il nostro Paese al 123° posto; la corruzione e del crimine organizzato; la poca indipendenza del sistema giudiziario, che porterebbe all’aumento dei costi aziendali e al calo della fiducia degli investitori.