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Lavoro in Italia, mestieri e professioni senza crisi

di Barbara Weisz

Pubblicato 8 Aprile 2014
Aggiornato 5 Aprile 2016 17:15

Le attività artigiane e commerciali che non temono la congiuntura, in conseguenza dei nuovi stili di vita post-crisi, sullo sfondo la difficoltà delle professioni più qualificate: indagini Cgia di Mestre e ISFOL.

Almeno una ventina di professioni artigiane non conoscono crisi, pur in un mercato del lavoro come quello attuale: in base alle elaborazioni della Cgia di Mestre hanno creato 24mila posti di lavoro nel 2013 (tanti quanti tutti i dipendenti FIAT in Italia) con una forte espansione nei settori alimentazione e servizi. Tempi duri, invece, per le professioni che richiedono il titolo di studio più alto dell’ordinamento italiano: in Italia il dottorato di ricerca “paga” il 50% in meno di quanto guadagnano i cervelli in fuga all’estero a parità di competenze. Lo rivela (conferma) un’indagine ISFOL.

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Professioni artigiane

Se il settore Artigianato ha perso quasi 28mila posti di lavoro (manifattura e costruzioni continuano a segnare il passo), ci sono molte attività che vanno controcorrente. Al primo posto per numero di addetti è la preparazione di cibi di asporto (pizza al taglio, gastronomia, rosticceria) con 27.500 imprese, 68.500 addetti e una crescita del 21,9% di operatori attivi dal 2009 ad oggi. Seguono le ditte di pulizia generale di edifici (12mila 800 imprese, un balzo del 199% in cinque anni) e i centri estetici (25.400 imprese, 44.700 addetti, una crescita imprenditoriale del 14,6%.La top 20 prosegue con serramentisti e montatori di mobili, panettieri, giardinieri, gelatai, intonacatori, sartoria, confezione abbigliamento. Spiega Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia:

L’esplosione di molte attività è legata al nuovo stile di vita che la crisi ha imposto alle famiglie italiane. Si va meno al ristorante o in pizzeria, ma alla cucina etnica o alla pizza non si rinuncia. Il boom di aperture registrato dai take-away è riconducibile proprio a questa nuova tendenza. Oppure, ci si priva di un capo di abbigliamento o di qualche giorno di vacanza, ma non si può fare assolutamente a meno al trattamento del corpo o alla manicure.

In edilizia invece si costruisce sempre meno:

di conseguenza le abitazioni esistenti hanno bisogno di interventi manutentivi che molto spesso si traducono nella sostituzione delle porte e delle finestre o attraverso la tinteggiatura delle pareti interne/esterne.

Le attività con la crescita più vistosa sono tatuaggio e piercing, (+442%) ma su volumi tutto sommato limitati (1.400 imprese, quasi tutte individuali), pasticceri (totale 3.800 addetti), pellettieri (2.500 imprese con oltre 11mila addetti).

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Dottori di ricerca

Il mercato delle professioni altamente qualificate naviga invece in acque di crisi: chi ha conseguito il dottorato:

«può essere associato al massimo investimento in capitale umano che un individuo (e un paese, considerato i finanziamenti pubblici assegnati ai dottorati) può sperimentare».

Reddito. L’Italia non “coglie” e non investe, così chi sceglie di andare all’estero guadagna mediamente il 50% in più: secondo l’indagine ISFOL sulla mobilità geografica dei dottori di ricerca, il reddito medio in Italia viaggia sui 20mila euro l’anno contro i 30mila di chi lavora all’estero. Vantaggio retributivo anche per chi “emigra” ma restando in Italia: reddito medio di 20.524 euro, contro i 19.180 euro di chi non si muove affatto.

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Disparità contrattuali: un dipendente a tempo indeterminato guadagna l’11% in più di chi svolge un lavoro su basi autonome. I lavoratori a termine guadagnano il 10% in meno degli autonomi, contrazione che sale al 22% nel caso delle collaborazioni a progetto. L’esperienza lavorativa conta più titolo: chi svolge lo stesso lavoro da prima del conseguimento ha un reddito del 17% superiore.

Retribuzioni: la maggioranza dei dottori di ricerca lavora nel settore pubblico ma chi lavora nel privato guadagna fino al 9%. In quanto a indirizzi disciplinari, le retribuzioni sono più elevate della media per scienze mediche, farmaceutiche e veterinarie, (+7%), più penalizzati sono i dottori in studi umanistici e parasociali (-16%). Ricordiamo che esistono agevolazioni fiscali sulle assunzioni, volte a favorire l’impiego nel settore privato dei professionisti altamente qualificati, anche a vantaggio delle competitività delle PMI, carente sul fronte innovazione.

I problemi fondamentali del mercato di queste professioni sono il precariato e le basse retribuzioni, sul fronte dei livelli occupazionali la situazione è migliore: 92% a sei anni dal titolo (ma all’estero si supera il 95%), tasso di inattività al 5,4% (all’estero 2,6%).

Fonti: l’indagine Cgia di Mestre sui mestieri artigiani e indagine ISFOL sui dottori di ricerca