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Pensioni: ricongiunzione contributi o totalizzazione?

di Noemi Ricci

Pubblicato 12 Gennaio 2012
Aggiornato 6 Giugno 2016 12:03

La riforma delle pensioni non ha modificato le regole per la ricongiunzione dei contributi. Eliminato il vincolo dei tre anni invece per la totalizzazione, che per alcuni diventa quindi più conveniente.

La riforma delle pensioni contenuta nella manovra finanziaria Monti non è andata a toccare la ricongiunzione dei contributi, ovvero le regole che si applicano nel caso in cui i lavoratori abbiano alle spalle periodi assicurativi non coincidenti presso gestioni previdenziali differenti (cumulo dei contributi).

Ricongiunzione dei contributi pensionistici

Fino al 31 luglio 2010 le diverse posizioni potevano essere fatte confluire in un unico trattamento pensionistico, mentre con l’entrata in vigore del decreto legge 78/2010 (art.12 della manovra finanziaria d’estate) la ricongiunzione dei contributi è diventata un onere a carico del lavoratore, ossia a pagamento (salatissimo).

Spostare i contributi maturati verso l’INPS, per esempio, può arrivare a costare anche  300mila euro, una cifra che rimane considerevole anche detraendo dalle tasse il 43% dell’intera somma sostenuta per la ricongiunzione, come previsto dalla legge.

Scegliere una gestione unica diversa dall’INPS può sicuramente abbassare il costo della ricongiunzione ma riduce anche l’ammontare della pensione che si riceverà mensilmente.

In prima ipotesi la riforma delle pensioni avrebbe dovuto eliminare gli oneri delle ricongiunzioni dei contributi a carico dei lavoratori, a fronte dell’attuale scenario lavorativo nel quale cambiare frequentemente impiego sta diventando la norma e non l’eccezione.

Totalizzazione dei contributi previdenziali

Ma il Governo Monti non ha toccato questo punto così, ad oggi, per i nuovi pensionati sembra diventare più conveniente la totalizzazione (Dlgs 42/06), l’opzione alternativa alla ricongiunzione dei contributi che prevede quote di pensione distinte tra loro.

La riforma delle pensioni studiata dal Ministro del Welfare Elsa Fornero, ha infatti eliminato il pre-esistente requisito minimo dei tre anni di contributi necessari per effettuare la totalizzazione dei contributi nella singola gestione, estendendo questa opzione a tutti i periodi contributivi.

Non sono previsti oneri diretti a carico dei lavoratori, ma gli assegni saranno più “leggeri” di quelli che si percepiranno scegliendo la ricongiunzione.