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Recovery Plan: Riforma fiscale fuori dal PNRR

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 8 Marzo 2021
Aggiornato 25 Aprile 2021 19:49

Il ministro dell'Economia Daniele Franco in audizione sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza svela nuovi dettagli sui correttivi al Recovery Plan.

Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, riferendo in audizione alle commissioni riunite Bilancio, Finanze e Politiche comunitarie di Camera e Senato, ha fatto il punto sul Recovery Plan, descrivendo progressi in atto e next step, e fornendo anche alcune nuove anticipazioni. Ad esempio, la riforma fiscale, pur essendo prioritaria per il Paese, non farà parte dal PNRR. Mentre resta il focus sulla riforma della PA e della Giustizia, in parallelo ad una semplificazione normativa trasversale.

Il Recovery Fund destina all’Italia nel periodo 2021-2026 fondi per circa 196 miliardi (69 mld di trasferimenti e 127 mld di prestiti), ma in base ai più recenti dati economici e al regolamento europeo, le risorse per il nostro Paese saranno pari a circa 191,5 miliardi, di poco inferiori alle previsioni di gennaio indicate . La simulazione d’impatto del PNRR contenuta nella NaDEF (+3%), spiega Orlando, non teneva conto dell’impatto delle riforme ivi contenute, che potrebbe essere anche maggiore.

I tempi sono troppo stretti e l’Italia deve essere in grado di rispondere entro due mesi alle richieste UE con un PNRR in linea con le gli obiettivi del Next Generation EU: le risorse del Recovery Plan potranno essere sbloccate a fine estate, con pre-finanziamenti al 13%.

Ma ci sono alcune criticità, intorno ai quali si sono concentrate le osservazioni di Bruxelles e non solo nelle passate settimane. Come ha spiegato anche Orlando, riferendosi all’attuale Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: adesso occorre una puntuale descrizione della governance, tarare il valore dei progetti sulle risorse effettivamente disponibili e dettagliare meglio alcuni progetti.

L’effettiva erogazione delle risorse sarà subordinata al conseguimento di obiettivi intermedi e finali, definiti in modo chiaro, realistico e verificabile.

In  base alle anticipazioni di Orlando, sono previsti più livelli di governance: una struttura centrale di coordinamento presso il MEF affiancata da una unità di audit indipendente. Ciascun ministero disporrà poi di un suo presidio di monitoraggio e controllo sulle misure di propria competenza.

Sugli altri due punti, Orlando ha spiegato che nelle prossime settimane si analizzerà il rapporto fra progetti a legislazione vigente e nuovi progetti per valutare eventuali cambiamenti, mentre il Governo è già al lavoro per il rafforzamento degli obiettivi strategici e delle riforme (produzione di energia da fonti rinnovabili, riduzione dell’inquinamento atmosferico e idrico, alta velocità ferroviaria, infrastrutture per i veicoli ad alimentazione elettrica, produzione e distribuzione di idrogeno, digitalizzazione, banda larga e reti di telecomunicazione), soggetti a vincoli concreti attraverso precisi criteri di ammissibilità, in base alle linee guida Ue (digitalizzazione, conversione ecologica, inclusione sociale).