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Smart Working: il ritardo delle PMI italiane

di Barbara Weisz

3 Ottobre 2013 17:59

Orari flessibili e telelavoro, supportati da tecnologie e dispositivi mobili adatti al business: i benefici dello Smart Working ed il gap delle PMI italiane fotografato dall'Osservatorio del Politecnico Polimi e indagini Avanade.

Il 2013 segna un (ancora troppo lieve) cambio di tendenza nell’adozione di modelli di Smart Working nelle PMI italiane. I dipendenti che operano anche in telelavoro sono passati dal 17 al 25% nell’ultimo anno, malgrado ciò non si può dire che l’Italia sia trend setter, anzi: resta al 25esimo posto nella classifica UE a 27.

Modelli di lavoro

LOsservatorio Smart Working della School of Management del Politenico di Milano -i cui dati sono stati presentati al convegnoSmart Working: la competitività passa da qui!“,  – ha analizzato le declinazioni in azienda dei nuovi modelli di lavoro smart (orari flessibili, device mobili per lavorare da remoto, strumenti di produttività…) ed i vuoi vantaggi economici: 37 miliardi di euro per le imprese italiane, visto che diminuiscono i costi di gestione (-10 mld) ed aumentano produttività (+5,5%, pari a 27 mld di euro) e qualità del lavoro dei dipendenti.Ad analoghi risultati arriva la ricerca globale dedicata al Work redesigned (lo Smart Working) e promossa da Avanade, provider di soluzioni e servizi per le aziende (fra gli sponsor della ricerca del Politecnico). Le aziende comprendono i benefici della Mobility: il 61%  dei dipendenti utilizza dispositivi personali per scopi lavorativi, il 73% delle imprese segnala incremento del fatturato ed acquisizione di nuovi clienti, il 58% una miglior efficacia nel proporre prodotti e servizi al mercato, il 54% una crescita dei profitti. I quattro ingredienti della formula magica? Mobility, Cloud, Information & Collaboration.

Smart Working

Il trend positivo fra le piccole e medie imprese italiane non colma il gap rispetto al resto d’Europa ed anche rispetto alle grandi aziende, nonostante si ritenga che il 40% del lavoro potrebbe essere svolto da casa:

  • flessibilità di orario prevista nel 25% delle PMI ma offerta a tutti nel 10%.
  • telelavoro presente nel 20% ma concesso a tutti in meno del 2%.

Cn la riduzione degli spostamenti, ogni lavoratore potrebbe risparmiare 550 euro ogni anno (4 mld) – per un calo di emissioni di CO2 di 1,5 milioni di tonnellate l’anno – e con l’adozione di modelli BYOD, si potrebbe meglio gestire il lavoro anche su propri smartphone o tablet (+ 60% di produttività). Ad investire sono però le grandi aziende: +71% per la Mobility (tablet per i Mobile Worker), +48% per il Social Computing, + 73% per applicazioni Cloud. E le PMI?  Soprattutto per il telelavoro, i motivi del gap, ha ricordato Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio, pesa anche una «normativa pesante e restrittiva, una visione miope nelle relazioni industriali e una cultura del lavoro gerarchica». In questa ottica,  «lo Smart Working ha l’obiettivo di riadattare i processi aziendali e farne recepire chiaramente i benefici» ha sottolineato Ugo Castellani, solution director di Avanade Italy: le aziende devono percepire questo passaggio come un vantaggio.