Al Cern tracce della particella di Dio

di Barbara Weisz

14 Dicembre 2011 18:15

I fisici del Cern di Ginevra trovano tracce del bosone di Higgs, volgarmente detto particella di Dio. Dopo il neutrino alla velocità della luce, un altro annuncio fondamentale per la fisica, con gli scienziati italiani protagonisti.

Diciamo subito che con ogni probabilità i comuni mortali (e mai come in questo caso l’espressione appare azzeccata, visto che nel discorso entrerà nientemeno che Dio) del bosone di Higgs non hanno mai sentito parlare. Trattasi di una particella infinitesima, invisibile all’occhio umano e anche a strumenti molto più sofisticati, di cui in realtà non è nemmeno stata provata l’esistenza. Ma, e qui sta la notizia, i fisici del Cern di Ginevra hanno annunciato al mondo che, in due diversi esperimenti, di questa particella hanno trovato traccia. Non l’hanno “vista”, ma ritengono di essere riusciti a identificarne il passaggio. Trattasi della particella probabilmente più ricercata da tutti i fisici del pianeta. La sua esistenza, se confermata, spiegherebbe da dove viene la massa di tutte le particelle dell’universo visibile.

Cosa c’entra Dio? C’entra, perchè il nome “volgare” dato al bosone di Higgs è “particella di Dio”. In realtà, si tratta di un nome che deriva da un aneddoto: Leon Lederman, premio Nobel per la Fisica, scrisse nel 1994 un libro divulgativo che parla appunto del bosone di Higgs, e lo intitolò “The Goddam Particle”. La traduzione corretta sarebbe “la particella maledetta”, ma il titolo venne corretto dall’editore, a cui l’espressione sembrò evidentemente troppo forte, in “the God particle”, appunto “la particella di Dio”.

E qui si può inserire un altro particolare, che riguarda invece il fisico che ha teorizzato l’esistenza del bosone di Higgs (nel 1964), e che si chiama appunto Peter Higgs. Il nome di “particella di Dio” pare che non gli sia mai piaciuto, lui si dichiara completamente ateo. E forse in questi giorni ha deciso di prendersi una piccola rivincita. «Quando gli abbiamo comunicato i nostri dati – racconta Guido Tonelli, fisico a capo di uno dei due esperimenti del Cern sul bosone – Higgs era spaventato dall’idea che fossimo così vicini e la sua prima esclamazione è stata ‘My God’». La frase (che significa oh mio Dio!) è con ogni porbabilità attribuibile solo all’emozione di una possibile conferma della sua fondamentale teoria, ma certo si tratta di un commento che ben si inserisce nell’aneddotica della vicenda.

Comunque, tornando al Cern, gli scienziati ritengono di aver trovato tracce consistenti del passaggio del bosone (termine scientifico che identifica una particella) in due diversi esperimenti, chiamati Atlas e Msc. Entrambi  sono guidati da fisici italiani, una volta tanto rappresentanti non solo di orgoglio nazionali ma anche di parità di genere, visto che sono un uomo e una donna: Fabiola Gianotti (Atlas) e il già citato Guido Tonelli (Msc). Fra l’altro, delle 6mila persone che lavorano ai due esperimenti, circa 900, quindi il 15%, sono italiani. Un nuovo motivo di soddisfazione nazionale, dunque, che si aggiunge a quello di pochi mesi oro sono che ha visto sempre gli italiani protagonisti della misurazione sui neutrini più veloci della luce.

Per cercare il bosone hanno usato il Large Hadron Collider (Lhc), l’acceleratore di particelle più potente del mondo, lo stesso con cui si tenta di riprodurre il Big Bang, ovvero l’origine dell’universo.

E anche se non sono riusciti a vedere il bosone, contano di trovarlo defiitivamente nel corso del 2012. Che potrebbe quindi essere un anno di fondamentale importanza della storia della fisica. «State sintonizzati con il Cern» ha dichiarato il direttore della struttura di Ginevra, Rolf Heuer. Dunque, appuntamento al 2012.

Nel frattempo vale la pena di tentare di spiegare con maggior precisione che cos’è il bosone di Higgs utilizzando la metafora inventata da David Miller, un fisico dell’University College di Londra che vinse nel 1993 un apposito concorso indetto dall’allora ministro inglese della Scienza, William Waldegrave, che promise di premiare con una bottiglia di champagne il fisico che fosse riuscito a spiegare che cos’è la “particella di Dio” in un solo foglio di carta.

Miller descrisse un salone pieno di persone, distribuite in maniera uniforme e impegnate ciascuna a conversare con i propri vicini, nel momento in cui entra improvvisamente un vip, che attraversa la stanza, e convoglia l’attenzione di tutti, che gli si affollano intorno. Sarebbe un pò quello che succede alle particelle dell’universo quando “incontrano” il bosone (che è manifestazione di un campo di energia, il campo di Higgs) e acquistano la massa.