Il passaggio dal sistema analogico al digitale terrestre sta creando molte difficoltà alle emittenti locali delle varie regioni, in particolare quelle adriatiche, dove il segnale si sovrappone a quello dei Paesi dei Balcani. Il caso delle Marche è però quello che rischia, più di tutti, di mettere a repentaglio tanto il pluralismo dell’informazione quanto diversi posti di lavoro.
Nella Regione esistono ben nove televisioni locali e, con l’approvazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il digitale terrestre, le bande individuate per ciascuna emittente risultano essere già in uso ad altri Paesi esteri. In particolare, sarebbe altissimo il rischio di interferenze con i paesi che si affacciano sul mar Adriatico, vale a dire Slovenia, Croazia, Bosnia, Albania e Montenegro.
Per questo motivo, i capigruppo dell’Assemblea legislativa delle Marche e i componenti della prima Commissione hanno firmato una mozione per avere maggiori garanzie dal punto di vista dell’usabilità di queste bande di frequenza.
La mozione sarà discussa in consiglio regionale in tempi brevi. Quindici le firme apposte in calce al documento, che prende le mosse dall’audizione del presidente del Corecom Marche Marco Moruzzi del 13 settembre proprio in prima Commissione. In quell’occasione, Moruzzi aveva delineato il quadro tecnico della situazione del passaggio al digitale terrestre, mettendo in rilievo le criticità del Piano nazionale Assegnazione Frequenze (Pnaf) approvato a giugno dall’Agcom per l’emittenza locale e le gravissime ricadute negative in termini occupazionali in caso di oscuramento delle tv locali.
L’emittente marchigiana “Tv Centro Marche” è andata anche oltre, presentando un ricorso al Tar Lazio proprio per annullare la delibera dell’Agcom di approvazione del Pnaf, sulla scorta di quanto già fatto in Veneto dall’emittente Rete Veneta e da altre emittenti delle Regioni che si affacciano sull’Adriatico. La giunta regionale si è invece attivata sul fronte della Conferenza Stato-Regioni chiedendo un tavolo tecnico delle Regioni adriatiche e un confronto immediato con Agcom e Governo.