L’OOXML nella Pubblica Amministrazione Italiana

di Paolo Iasevoli

28 Febbraio 2008 09:00

Il nuovo formato proposto da Microsoft sta lottando per l'ottenimento dello standard ISO ma è già adottato da enti pubblici come la Regione Veneto e la Provincia di Trento. Approfondiamo il discorso con Andrea Valboni di Microsoft Italia

«Microsoft ha sponsorizzato un progetto relativo a convertitori di formato da e per ODF, disponibili sotto forma di plug-in per Office 2007 in SourceForge.org, il più noto dei siti di progetti open source. Esistono un certo numero di convertitori anche da applicazioni che usano come formato nativo ODF, come NeoOffice, la versione di OpenOffice per Mac, o la versione Novell di OpenOffice; altri strumenti che usano ODF, hanno dichiarato di supportare anche OOXML. Tutto questo porta a dire che il solo fatto che si stia parlando di formati standard, quindi pubblici, ha dato una spinta norme all’interoperabilità tra formato documentali, cosa non pensabile anche solo pochi anni fa. Lo scegliere un formato o l’altro da parte di un cliente o di una istituzione dipende da quale esigenza si vuole soddisfare, visto che entrambi gli standard possono andare incontro ad esigenze crescenti. OOXML offre ad esempio la possibilità di utilizzare schemi definiti dall’utente, e dove l’utente sia un ente pubblico questo può dare importanti vantaggi, come definire ad esempio il formato del certificato di nascita o della modulistica per la richiesta di informazioni da parte di un ente verso il cittadino. Siamo del parere, e rinnoviamo l’invito su questo punto, a che la Pubblica Amministrazione identifichi un soggetto tecnico indipendente che garantisca l’uso di entrambi gli standard da parte del cittadino, non forzando l’acquisto in un prodotto piuttosto che un altro, in accordo al principio di neutralità tecnologica. Questo approccio è per esempio adottato dal FOKUS Group on eGovernment del Fraunhofer Institute di Berlino».

Quali sono invece le differenze con altri formati largamente diffusi in tutte le organizzazioni, come ad esempio i PDF?

«PDF esiste oggi in due versioni, entrambe standard ISO: la prima, la più nota, è il cosiddetto PDF/A, è un subset del PDF full ed è usato largamente per rappresentare documenti in formato stampabile; il PDF 1.7, la versione completa, è divenuto standard ISO con il nome di ISO 32000. La maggiore differenza sta nella struttura interna, non XML, e quindi di non semplice leggibilità come i formati che si appoggiano su tale standard. Ciò detto anche PDF, in entrambe le versioni, è un cosiddetto open standard, sottolineando come la “commoditizzazione” dei formati documentali sia un processo ormai avviato, come a suo tempo successe per le reti locali o per altri livelli dell’infrastruttura tecnologica che oggi conosciamo. PDF/A ha conquistato un posto nel mondo per le sue caratteristiche di riproducibilità dell’originale in formato non modificabile e quindi adatto per conservazione documentale, dove la conformità all’originale è un fattore importante (non parliamo qui però di conservazione a norma di legge, che ha altri prerequisiti). Nel tempo e con la crescita dei formati XML, anche PDF dovrà fare i conti con una realtà che cambia e che vedrà un crescente numero di formati documentali diventare standard de iure».