Sharing economy e i brand che lo utilizzano

di Francesca Vinciarelli

19 Febbraio 2015 16:00

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La sharing economy è un modello basato sulla condivisione di beni, servizi, dati e abilità, attuato in forme anche molto diverse fra loro.

Lo sharing economy, un trend che interesse sempre di più il consumatore, che si dimostra sempre più interessato all’esperienza e meno al possesso materiale. In un periodo di crisi dove c’è bisogno di risparmiare, l’economia della condivisione è un’ottimo metodo per spendere meno. Alcuni dei brand che utilizzano l’economia della condivisione sono Barilla, Lego, Tom Tom e ZipCar.

=> Sharing economy: il futuro del mercato 

Daniele Dalli, professore ordinario di economia e gestione delle imprese presso l’Università di Pisa, spiega le diverse tecniche dello sharing economy:

«Alcune più tradizionali, ma modificate, altre più nuove. Ci sono quelle legate all’acquisto: per esempio le piattaforme di acquisti di gruppo, come Groupon, che si basa su una forma di condivisione in cui i consumatori mettono in comune il proprio potere d’acquisto per ottenere condizioni più vantaggiose dai fornitori, ma anche i gruppi di acquisto solidali, basati sulla condivisione di valori e principi alternativi all’economia tradizionale. Poi c’è tutto il mondo del noleggio: aziende come ZipCar si presentano come sharing company, quando, in pratica, offrono un modello di noleggio di auto modificato con l’aggiunta di servizi e benefici e una comunicazione orientata alla condivisione e alla community. Inoltre esistono pratiche di condivisione relative al mondo regalo, per esempio la condivisione di file digitali o il book crossing, a cavallo tra fare e ricevere regali e mettere in comune risorse. Infine, esistono esempi di condivisione vera e propria, ovvero la messa in comune di risorse gratuitamente, come Couchsurfing, ovvero un servizio di scambio di ospitalità. Per esempio c’è un filone interessante nel mondo della moda, in cui i consumatori partecipano a network online in cui si scambiano i propri accessori per un periodo limitato di tempo. Dall’altro però si sta diffondendo pure una minore attenzione per il possesso materiale e un maggiore interesse per l’esperienza, per i benefici e i servizi che rendono più conveniente usare qualcosa in condivisione, per esempio l’automobile. In tutto ciò la tecnologia consente di fare cose tradizionali in modo molto innovativo: i fenomeni di condivisione infatti passano su un doppio binario, ovvero la parte fisica e la parte online e quest’ultima è la vera responsabile della diffusione di certi modelli di business a livello globale».

Trend che hanno colpito anche alcune aziende, modificando di conseguenza anche le tradizione tecniche di marketing, una di queste è la Barilla un’azienda che sta puntando su questo aspetto con la piattaforma «Il mulino che vorrei» e con Barilla Video Factory, un progetto in cui si chiedeva di creare video per il brand. Anche un servizio di TomTom «Map Share Reporter», ogni volta che si collega il navigatore si consente di scaricare informazioni, per esempio modifiche o errori rispetto alle mappe, autovelox ecc., chi partecipa al programma in cambio può ricevere aggiornamenti gratuiti del software.

 

Secondo Daniele Dalli nel futuro però bisogna azzardare di più e spiega:

«Non abbiamo ancora visto niente. Ci sarà una crescita ulteriore del fenomeno, sia in senso quantitativo che qualitativo: alcuni business ne saranno fortemente condizionati e con la diffusione dell’accessibilità via mobile si creeranno grandi opportunità per sfruttare le quali avere una comunità di individui appassionati e interessati sarà una risorsa inestimabile. Inoltre, si è portati a pensare che quella verso la condivisione sia una tendenza dei paesi industriali o post industriali, ma in realtà le ricerche mostrano che le culture più orientate allo scambio e alla condivisione sono in AsiAmerica e Africa, un fatto che le aziende che vogliono svilupparsi in queste aeree dovrebbero tenere presente».