Le aziende italiane tagliano i bonus ai dipendenti, almeno per quanto riguarda i primi sei mesi del 2012: complice la crisi economica, e la riforma del lavoro che tarda a concretizzarsi, la maggior parte dei lavoratori dovrà rinunciare ai consueti incentivi.
Un’azienda su due non concederà alcun tipo di incentivo ai propri dipendenti, e sorprendentemente a essere limitati saranno non tanto i bonus in busta paga ma le più tradizionali forme di benefit aziendali, come i buoni pasto. A rivelarlo è un’inchiesta lanciata dalla società di ricerca di personale qualificato Robert Half, che ha indagato sulle intenzioni delle grandi imprese italiane intervistando un campione di 200 manager.
Per il 52% dei dirigenti intervistati, l’azienda di riferimento rinuncerà a qualsiasi forma di concessione almeno fino al prossimo giugno, fermo restando che i dipendenti potrebbero trovare sorprese gradite alla fine dell’anno. L’erogazione di benefit e premi ai collaboratori è una pratica ormai diffusa anche in Italia, soprattutto nell’ottica di incentivare il personale e stimolarlo a raggiungere anche gli obiettivi futuri, come spiega Carlo Caporale, associate director di Robert Half: “In Italia, a differenza di altri paesi, tuttora benefit e parte variabile hanno un peso inferiore alla retribuzione fissa. Vediamo, però, che nella percezione dei manager e delle aziende è sempre più importante condividere gli obiettivi e legare al raggiungimento di essi un premio che sia da stimolo e incentivo. La rilevazione dei dati di questa indagine, comunque, riguarda il primo semestre: quindi in molti casi le aziende potrebbero aver semplicemente deciso di posticipare i premi alla seconda parte dell’anno“.
Secondo i report diffusi dalla società che ha condotto la ricerca, tuttavia, tra gli incentivi che trovano maggiormente il favore delle aziende compaiono i premi in denaro (27%), mentre calano bruscamente altre forme di welfare come l’auto aziendale (3%), i contributi per l’acquisto di un immobile (1%), i voucher concessi per l’asilo nido dei figli o per usufruire dei servizi offerti da palestre e centri benessere (1%) e, infine, gli incentivi per la formazione, che saranno favoriti solo dal 5% delle imprese.