La crisi tocca anche l’editoria italiana, che nel 2011 ha mostrato ricavi in calo del 2,2%. A renderlo noto è la Federazione degli Editori (Fieg), che nel suo ultimo report ha analizzato la situazione economica della stampa nazionale prendendo come riferimento il biennio dal 2009 al 2011.
A causare un calo nelle vendite e segnare una flessione in negativo degli utili maturati dal settore editoriale è un netto calo degli introiti pubblicitari, che secondo le stime della Fieg hanno subito una riduzione del 5,7%. Un andamento decrescente che, stando alle previsioni della federazione, non è destinato a migliorare neanche nell’anno in corso: “La situazione complessiva del mercato pubblicitario non sembra riprendersi e, molto probabilmente, manterrà la tendenza regressiva del biennio precedente“.
Queste cifre fanno riferimento all’editoria cartacea, che tra il 2009 e il 2011 ha dovuto far fronte all’aumento dei costi di produzione, dovuti soprattutto all’incremento del costo internazionale della carta. Oltre al calo degli introiti provenienti dalla pubblicità, inoltre, sono nettamente diminuiti i ricavi che arrivano dalla vendita di pubblicazioni collaterali a quotidiani e magazine, mentre gli unici parametri positivi riguardano la crescita dell’attività online. Il rapporto cita infatti che: “Nel 2011 i quotidiani a pagamento hanno subito una flessione del 6,2% i quotidiani free addirittura del 22,4%, i periodici del 3,6%. In termini di incidenza, la stampa nel complesso ha subito un’ulteriore erosione della sua quota di mercato: dal 25,4 al 24,7%“.
L’editoria Web è invece un settore che al momento non conosce crisi, con sempre più italiani che leggono i giornali in Rete anche per risparmiare sull’acquisto delle versioni cartacee. Se Internet è riuscito ad accrescere il numero degli utenti, non è tuttavia altrettanto in grado di condizionare positivamente il fatturato. La pubblicità Web, infatti, incide sugli utili solo per l’1,4%.
L’analisi Fieg mostra anche l’esistenza di un certo divario tra il Nord e il Sud della penisola, con una maggiore percentuale di vendite dei giornali nelle regioni settentrionali e centrali (si parla rispettivamente del 55,7% e del 21,9% delle vendite totali), mentre nel Mezzogiorno la situazione mostra cifre ben più ristrette (22,4%).