Il piano di ristrutturazione del ramo italiano della multinazionale Nokia-Siemens entra nel vivo, e in seguito alla chiusura dello stabilimento di Palermo arriva anche l’annuncio della cessazione dell’attività produttiva nella sede di Catania: un’operazione che porterà dritti alla mobilità 32 dipendenti, tuttavia la situazione dell’azienda si caratterizza anche per i tagli al personale operati in tutta Italia, con la riduzione dell’organico a Milano (367 licenziamenti), Roma e Napoli, rispettivamente con 40 e 6 esuberi.
Un quadro decisamente negativo che porterà Nokia-Siemens a lasciare a casa 445 lavoratori sui 1104 che costituiscono la forza lavoro nella penisola, per i quali la procedura di mobilità sarà resa operativa in tempi molto brevi, stando a quanto riferiscono alcune fonti sindacali. Con la chiusura di Catania, in attività dal 1999, l’azienda leader nelle telecomunicazioni e nell’offerta di servizi innovativi a favore degli operatori telefonici a livello mondiale taglia definitivamente i ponti con l’isola provocando gravi ripercussioni a livello occupazionale.
Ad annunciare le decisioni aziendali è il segretario nazionale Fiom-Cgil Sergio Bellavita, il quale non nasconde un’aspra critica nei confronti del gruppo che non si è posto l’obiettivo di creare un’alternativa ai licenziamenti nonostante un primo confronto positivo con il Ministro Corrado Passera, volto a verificare la possibilità di un ridimensionamento del piano industriale. Secondo Bellavita, infatti: “La multinazionale finno-tedesca Nokia Siemens Networks ha aperto le procedure per il licenziamento di 445 tra lavoratrici e lavoratori, cui vanno aggiunti lavoratori e dirigenti disponibili a dare dimissioni volontari“.
La reazione dei sindacati locali gli imminenti tagli al personale e alla chiusura degli stabilimenti siciliani non si è fatta attendere, come si legge in una nota diffusa dal vice segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici Luca Vecchio: “Ancora un volta, una multinazionale abbandona la nostra isola. E, ancora una volta, le istituzioni locali, innanzitutto la Regione Sicilia, dimostrano la loro inadeguatezza. Purtroppo a differenza di quanto accaduto in altre regioni, non solo non è stato convocato alcun tavolo, ma da parte dell’amministrazione regionale siciliana ci sono stati il più assoluto silenzio e il più assoluto immobilismo. Ora, in mano abbiamo un pugno di mosche, e una lettera che annuncia la chiusura delle sedi siciliane“.