Fmi: meno tasse e più tagli alla spesa pubblica in Italia

di Teresa Barone

19 Luglio 2012 13:00

Strategie per l?aumento del Pil, tasse ridotte e spending review centralizzata: le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale dirette all?Italia.

Dal Fondo Monetario Internazionale arrivano indicazioni precise dirette all’Italia e volte a promuovere l’uscita dalla crisi economica e lo sviluppo del paese: la formula del Fmi è racchiusa in poche parole, precisamente meno tasse e più tagli alla spesa pubblica, due direttive fondamentali alle quali si aggiunge l’invito a fissare come obiettivo primario un aumento del Pil pari all’1%.

Le istruzioni del Fmi sono contenute nel rapporto sull’Eurozona diffuso recentemente, nel quale si tocca anche un argomento tanto delicato quanto discusso nella penisola, vale a dire la spendig review. Il Fondo, infatti, auspica che le varie misure previste dal decreto siano accorpate da un processo decisionale centralizzato che gestisca la spesa pubblica operando le limitazioni necessarie.

In merito alla riforma del lavoro, invece, il Fondo ritiene che la sua messa in atto sia fondamentale, così come “aumentare la produttività nel settore dei servizi accelerando le riforme nel settore dell’energia, dei servizi al pubblico e professionali così da aumentare la concorrenza“. Da parte della Bce, invece, dovrebbero essere attivate misure finalizzate a limitare i tassi di interesse, tenendo conto soprattutto della pesante crisi che caratterizza ancora tutta l’Eurozona a causa della carenza di finanziamenti diretti verso gli Stati che presentano maggiori difficoltà.

A tal proposito, tuttavia, è sempre il Fondo a ribadire la necessità di attivare strategie produttive potenziate nei paesi più forti e meno colpiti dalla crisi, con la Germania in prima linea. Secondo il Fmi, infatti, gli “Aumenti dei salari e dei prezzi degli asset nel nord sarebbero una parte del processo naturale di riequilibrio delle fonti di crescita e aiuterebbe a ridurre in modo appropriato gli alti surplus di parte corrente, mentre differenziali di inflazione più alti faciliterebbero l’aggiustamento dei prezzi relativi nel sud dell’Eurozona“.