Manager: flessibilità in crescita per crisi o per scelta

di Teresa Barone

10 Settembre 2012 10:30

Flessibilità e mobilità sono all?ordine del giorno per i manager, sempre più disposti a cambiare lavoro, azienda e perfino settore professionale.

Cambiare lavoro, cambiare azienda, reinventarsi una carriera anche dopo anni di permanenza nello stesso ambito professionale: sono tutti passaggi sempre più comuni ai manager, che per scelta personale o a causa della crisi economica sono molto più propensi verso flessibilità e spostamenti rispetto a quanto accadeva solo pochi anni fa.

Un’indagine condotta da Manageritalia parla chiaro, mettendo in luce come la percentuale dei manager che cambiano azienda, tipo di contratto o perfino settore sia in costante aumento: su un campione di 1300 dirigenti, il 31% ha apportato importanti cambiamenti alla sua vita professionale dopo la nomina, contro il 20% stimato negli anni passati.

Una situazione che caratterizza le figure manageriali in tutte le fasce di età, facendo si che anche i dirigenti over 50 mostrino inevitabilmente una certa apertura mentale verso tutto ciò che ruota intorno al concetto di flessibilità. Ma quali sono le cause di questo trend? L’88% dei manager interpellati ha ammesso di aver cambiato lavoro o azienda per scelta, spesso dettata dalle contingenze economiche. Si opta per un incarico altrove nel momento in cui l’azienda presso la quale si lavora mostra i primi segnali di crisi, ma capita non di rado di dover cercare un altro incarico a causa di tagli al personale e riorganizzazioni dell’organico.

Una scelta in ogni caso non certo facile, soprattutto tenendo conto che le aziende di piccole o medie dimensioni sono solite investire nelle risorse umane interne evitando di reclutare figure dirigenziali esterne, limitando i costi. Non solo una promozione non rappresenta più un punto di arrivo, ma spesso si parte da qui per avviare una lunga sequenza di cambiamenti: se si parla di ricollocamento, inoltre, anche i tempi di attesa si stanno progressivamente allungando, sebbene la maggior parte dei manager riesce a trovare un altro impiego entro 12 mesi dal licenziamento.

Per quanto concerne gli stipendi dei manager, infine, il quadro attuale mostra una notevole variabilità e incertezza. Tre sono le percentuali sulle quali focalizzare l’attenzione: il 15% dei dirigenti presi in esame ha visto calare la propria retribuzione, mentre per il 30% è cresciuta la fetta di guadagno fissa anche se entro certi limiti, e per il 33% il guadagno variabile è stato pressoché nullo. Così illustra il fenomeno Flavio Leone, responsabile delle relazioni sindacali di Manageritalia: “Anche lo stipendio deve fare i conti con la crisi. Sono ormai una minoranza le imprese che riconoscono aumenti di merito e che, nel momento in cui ci sono, servono più che altro a compensare la perdita del potere di acquisto. Quando siamo in presenza, nelle survey, di percentuali oltre il 3 non possiamo evidentemente riferirci agli aumenti di merito, ma a progressioni di carriera“.