Il Gip di Taranto Patrizia Todisco ha bocciato il piano di risanamento dell’Ilva proposto dai vertici dell’azienda: un no secco che riguarda anche la richiesta di poter tenere in vita lo stabilimento con la produzione ridotta al minimo, ugualmente respinta dal Giudice attraverso un provvedimento di 15 pagine.
Il no del Gip arriva a pochi giorni dal blocco del piano – presentato dal presidente dell’Ilva Bruno Ferrante – sancito da parte dei custodi giudiziari: un no senza dubbio rafforzato dalla consapevolezza che gli investimenti messi sul piatto sono insufficienti per garantire la piena ripresa dell’Ilva, ma soprattutto supportato da motivazioni di carattere ben più ampio: “Non c’é spazio per proposte al ribasso da parte dell’Ilva circa gli interventi da svolgere e le somme da stanziare. I beni in gioco – salute, vita e ambiente, ma anche il diritto ad un lavoro dignitoso ma non pregiudizievole della salute di un essere umano – non ammettono mercanteggiamenti“.
La delibera del Gip ha subito portato alla proclamazione di uno sciopero da parte di alcune sigle sindacali, Fim e Uilm, programmato per oggi 27 e domani 28 settembre. Uno sciopero che segue le proteste messe in atto da cinque operai che nella notte di martedì scorso hanno occupato, incatenandosi, la torre di smistamento dell’altoforno 5.
Alla notizia del blocco definitivo del piano di risanamento è seguito un commento da parte del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il quale ha sottolineato come sia proprio il dicastero da lui guidato a rappresentare l’autorità competente per l’autorizzazione integrata ambientale: ”Aspetto di leggere il documento del Gip col quale è stata respinta la proposta di un primo intervento urgente nelle aree dello stabilimento più critiche, che prevede investimenti per 400 milioni di euro e mi auguro che questa iniziativa non interferisca con la procedura prevista dalla legge che stabilisce che il ministro dell’ambiente rilasci l’autorizzazione integrata ambientale”.
Clini ha anche ribadito la volontà del Ministero di esortare l’Ilva al rispetto di quanto sarà sancito nell’AIA per l’adeguamento degli stabilimenti di Taranto, anche se con quattro anni di anticipo.