Le retribuzioni dei lavoratori italiani sono praticamente ferme su base mensile, mentre su base annua hanno subito un incremento pari all’1,4%, un valore che segna una brusca frenata che sembra coinvolgere anche i contratti in attesa di rinnovo.
A fornire le cifre relative alle retribuzioni è l’Istat, che ha reso noti i dati di settembre sottolineando anche come il dato tendenziale rimanga sotto al livello d’inflazione annuo per quanto riguarda lo stesso mese. Osservando le disparità tra il settore pubblico e quello privato, le retribuzioni dei dipendenti statali non hanno subito variazioni sensibili, mentre le retribuzioni orarie dei lavoratori appartenenti agli ambiti privati hanno subito un incremento tendenziale pari all’1,9%.
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L’aumento evidenziato dall’Istat, anche se debole, ha caratterizzato soprattutto il settore energetico, con una crescita del 2,9% (valore che si riferisce alle aziende attive nell’ambito dell’energia elettrica e gas), mentre per il settore tessile, l’abbigliamento e la lavorazione di plastica, gomma e minerali non metalliferi si parla di un incremento del 2,8%. Nessuna variazione sembra aver coinvolto, invece, gli stipendi dei lavoratori attivi nelle aziende di telecomunicazioni.
In materia di contratti, invece, ammontano a 34 gli accordi ancora in attesa di rinnovo, dei quali 16 riguardano il settore pubblico. I lavoratori coinvolti sono circa 3,8 milioni, cifra che tradotta in percentuale significa il 29% di tutta la forza lavoro. Quest’ultimo è un dato significativo che fa ipotizzare un inizio 2013 ancora più nero dal punto di vista salariale, considerando che per il prossimo dicembre è prevista la scadenza di gran parte dei contratti nel settore dell’industria: senza l’attuazione dei rinnovi contrattuali, infatti, l’indice delle retribuzioni si porterebbe fino allo 0,9%.