Il prossimo dicembre i lavoratori dipendenti italiani dovranno fare i conti con una tredicesima più leggera rispetto al 2011: a lanciare l’allarme è la Cgia di Mestre, che rende note tutte le decurtazioni differenziate a seconda del livello di inquadramento, ipotizzando tagli agli importi 2012 fino a un massimo di 46 euro.
Tredicesime più magre, quindi, a causa della crescita dell’inflazione lievitata rispetto agli incrementi retributivi dovuti al rinnovo dei contratti. Il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi illustra le motivazioni che si celano dietro questa perdita di valore che graverà sulle tasche dei lavoratori di tutte le categorie professionali: “Purtroppo quest’anno l’inflazione è cresciuta più del doppio rispetto agli aumenti retributivi medi maturati con i rinnovi contrattuali. Se nei primi 9 mesi di quest’anno il costo della vita è cresciuto del 3,1%, l’indice di rivalutazione contrattuale Istat è salito solo dell’1,4%. Pertanto, nei primi 9 mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2011, il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti è diminuito“.
Leggi => Retribuzioni in frenata: +1,4% in un anno
Entrando più nel dettaglio delle cifre, secondo la Cgia un operaio specializzato con un reddito lordo annuo che ruota intorno ai 20.600 euro, percepirà una tredicesima ridotta di 21 euro, cifra che sale fino a 24 euro nel caso di un impiegato con un imponibile Irpef annuo superiore ai 25.100 euro. Per un dirigente con reddito lordo annuo di circa 49.500 euro, invece, il taglio potrebbe sfiorare i 50 euro.
L’unica soluzione per evitare i tagli sarebbe quella di detassare le tredicesime in modo da favorire buste paga più sostanziose, stando almeno a quanto affermato da Bortolussi: ”Sarebbe un bel regalo di Natale se il Governo detassasse una quota parte della tredicesima. È vero che le risorse sono poche, ma un taglio del 30% dell’Irpef potrebbe costare alle casse dello Stato tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro”.
Un intervento che il Governo potrebbe promuovere anche sono a favore delle fasce di reddito più basse, in modo tale da reintegrare almeno in parte il gettito previsto, recuperando altre risorse dalla razionalizzazione della spesa pubblica.