Hewlett Packard ha chiuso il quarto trimestre del 2012 con uno scoperto pari a 6,85 miliardi di dollari, mostrando ricavi in perdita fino a quasi 30 miliardi di dollari. Cifre allarmanti che si accompagnano alla svalutazione per 8,8 miliardi della controllata britannica Autonomy Corporation, acquistata dal colosso dell’informatica nel 2011.
Una maxi svalutazione che sta costando ad HP quasi 9 miliardi di dollari nonché il crollo del titolo a Wall Street. La perdita record è stata causata proprio dalla rettifica del valore dell’azienda inglese produttrice di software in seguito a un’indagine interna volta a verificare la presenza di eventuali irregolarità contabili.
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Una nota dell’azienda statunitense ha sottolineato come siano state riscontrate “mancanza di trasparenza e vere e proprie contraffazioni dei dati“, messe in atto dalla Autonomy per “gonfiare i dati finanziari della società al fine di indurre in errore gli investitori e i potenziali acquirenti“.
Da parte di HP c’è stata immediatamente la richiesta, inviata alla Security and Exchange Commission (Sec), di aprire un’indagine per accertare l’ipotesi di frode contabile, ma lo scandalo è stato preceduto anche dalle notizie non certo positive sul fronte fatturato con il calo del 7% a 29,9 miliardi di dollari.
Cifre tutt’altro che rosee ma in linea con quanto annunciato il mese scorso dal Chief Executive Officer del gruppo Meg Whitman, la quale ha anche sottolineato come il 2013 sarà l’anno della ripresa per l’azienda.