Razionalità o intuizione? Quale aspetto è preponderante nelle scelte di un buon manager? Se lo sono chiesti alla Harvard Business School e la risposta è tutt’altro che scontata. Il pensiero intuitivo ha infatti molti sostenitori, anche perché, stando al pensiero di Carl Jung, l’intuizione non è il contrario della razionalità, quanto piuttosto una maniera sofisticata di “unire i puntini” basandosi sull’esperienza o su quello che comunemente viene definito sesto senso.
Tanto che l’invito è quello di prestare maggiore attenzione a quella voce interiore che nel corso della lunga storia dell’umanità ha dato l’impulso, fuori dalla stretta razionalità, allo stesso sviluppo del genere umano così come lo conosciamo. In particolare in questa delicata fase storica, in cui il nostro mondo vive in un’epoca segnata dall’incertezza, con l’economia, la politica e la società tutta al centro di grandi stravolgimenti, dove le incognite aumentano di giorno in giorno.
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Persino la scienza sembrerebbe propensa a dare credito all’intuizione. Il professor Marius Usher, dell’Università di Tel Aviv, ha scoperto infatti che quando le persone operano scelte basate solo sull’istinto, in qualcosa come il 90% dei casi hanno fatto la scelta giusta. E altri ricercatori hanno stimato che l’80% dei CEO di successo ha uno stile decisionale intuitivo.
In definitiva, la questione fondamentale non è tanto se il ragionamento razionale sia meglio di quello intuitivo nel processo decisionale, quanto in che maniera entrambi possano essere combinati per ottenere risultati ottimali. E il consiglio migliore, alla luce dei fatti, sembra essere proprio quello di non sottovalutare le risposte della propria intuizione.