Quando si entra in un luminoso ufficio open space si ha una bella sensazione di lavoro efficiente e condiviso, ma se si riflette un po’ si capirà che si tratta molto spesso di un’illusione.
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Gli open space infatti non nascono per favorire la comunicazione tra lavoratori, ma, al contrario per controllarli e metterli sotto pressione. Evidenzia questo “paradosso della trasparenza” Jean-Baptiste Pain, Direttore Generale Europa del Sud Jabra, prendendo a prestito la definizione coniata da Ethan Bernstein, professore alla Harvard University.
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La tesi di Bernstein, supportata da Pain mostra come un eccessivo controllo porti a produrre di meno, più sofisticati diventano i software di monitoraggio dell’attività lavorativa più il dipendente perderà tempo nel cercare di dimostrare che sta producendo. Il telelavoro, al contrario, si basa sulla fiducia reciproca e porta ad una maggiore produttività.
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Se le tesi in tale direzione fino a poco tempo fa non erano molte – Un recente studio indica che il 50% dei dirigenti si oppone al telelavoro e che solo il 35% lo tollera. Il 49% dei manager ritiene che il telelavoro “elimini il face-to-face”, il 22% pensa che “dia troppa libertà” e il 22% che li incoraggi a “rilasciare la pressione” – ultimamente si sta verificando un’inversione di tendenza, che considera negativo un eccessivo controllo. Con una maggiore libertà si avrà anche un notevole ritorno economico, non solo per l’aumento della produttività, ma anche perché non si spenderanno soldi in software elaborati e costosi.