La selezione dei candidati richiede sempre un’attenzione trasversale che guardi alle competenze tecniche ma anche alle caratteristiche umane. Questo tipo di approccio però viene largamente utilizzato per i settori di livello più basso per essere spesso dimenticato per la selezione dei vertici aziendali.
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Diventa automatico guardare ai risultati raggiunti e al percorso professionale fatto, piuttosto che al lato umano. Questo modo di vedere le cose però porta a danni enormi. Valutare un manager per le sua caratteristiche psicologiche dovrebbe essere un passo di decisiva importanza nel panorama aziendale. Il tasto diventa particolarmente dolente nel caso in cui si tenda a legittimare i propri comportamenti con il potere. Essere malati di potere infatti è una delle caratteristiche più diffuse tra i manager.
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Si tratta di una vera e propria patologia che troppo spesso viene presa sotto gamba. Si tende a giustificare chi sta sopra di noi per i rapporti di forza che si vengono a creare. Ma capire che comandare non vuol dire imporre ma, al contrario, collaborare, è fondamentale per creare un’azienda sana. Se la mente dell’azienda è il manager i suoi dipendenti sono il resto del corpo, per questo la prima deve essere sana per garantire una salute generale.
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Siamo ancora lontani, almeno in Italia, dall’avere uno sguardo critico nei confronti del potere, avendo la tendenza alla sottomissione, fare un cambio di direzione, costruendo rapporti di reciproco scambio dovrebbe essere la giusta strada per le aziende del futuro.