Nonostante il decreto sulla riforma della dirigenza sia stato approvato dal Consiglio dei Ministri, un nuovo stop arriva dalla sentenza della Consulta che dichiara parzialmente illegittima la Riforma della Pubblica Amministrazione.
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Secondo la Corte Costituzionale (sentenza 251), infatti, la riforma è parzialmente illegittima per quanto riguarda l’iter di approvazione dei decreti legislativi attuativi che dovrebbero essere adottati non solo previa acquisizione del parere reso in sede di Conferenza unificata ma in seguito a un’intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni.
Pertanto, a non essere legittimi sarebbero anche i decreti approvati finora dal CdM senza l’accordo con le Regioni, tra i quali la normativa sulla dirigenza: i contenuti del decreto riguardano l’istituzione del ruolo unico per i dirigenti di Stato, delle Regioni e degli Enti locali, oltre alla limitazione a quattro anni rinnovabili della durata degli incarichi.
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Punto cruciale della Riforma riguardava anche la perdita delle componenti variabili del compenso per i dirigenti senza incarico, per i quali è prevista la ricollocazione superato un biennio di inattività e la decadenza in caso di rifiuto.