A soli 11 anni acquista le sue prime tre azioni, al costo di 38 dollari l’una.
Il titolo precipitò fino a 27, ma Warren Buffett aspettò fino a rivenderle a un prezzo di 40 ciascuna. Fu il suo primo grande errore, dal quale trasse la lezione finanziaria su cui basa la sua fortuna; le azioni di Cities Service, questo era il nome della società, salirono presto a 200 dollari. Bisogna sapere aspettare, la pazienza è una virtù, a quanto pare non solo dei forti ma anche dei ricchi.
Così Warren Buffet, 79 anni, “l’oracolo di Omaha”, nel Nebraska, ha fatto la sua fortuna. Nel 2007 è stato annoverato dalla rivista Forbes come l’uomo più ricco degli Stati Uniti, dopo Bill Gates, con 52 miliardi di dollari. Per lui investire è una vera arte, e una sorta di gioco, il denaro è solo il risultato e non ha grande importanza, se non fosse che rappresenta l’unità di misura dei suoi affari, sempre in ascesa.
Beve Coca Cola e mangia hamburger, non ha un autista e nessun particolare vizio, se non quello del lavoro che paragona al sesso affermando: «Scegliere un lavoro sgradito nella speranza di trovarne un altro migliore, in un futuro non troppo lontano, è come tenere da parte il sesso per quando si è vecchi».
La sua strategia, apparentemente bizzarra quanto geniale, è stata quella di comprare quando tutti vendevano e vendere quando tutti compravano. Così, anno dopo anno, Buffett ha monitorato con pazienza le aziende su cui intendeva investire, aziende solide, fino a che le loro azioni avessero raggiunto prezzi che fornissero indici di rendimento nel lungo periodo.
Facile a dirsi, fare una ricerca, puntare su aziende eccellenti, monitorarle e comprare; per gli investitori che vorrebbero seguire le orme di Buffett questa procedura non reca gli stessi risultati del magnate degli investimenti. Il lavoro di Buffett è un procedimento certosino e duraturo, e non è certo adatto a coloro che vogliono investire nel boom di giovani società pensando di vederci lungo.
Le sue sono scelte sicure, fatte alla luce di ricerche e analisi, non di fiuto o fortuna. Nonostante la crisi abbia destabilizzato anche il suo salvadanaio, e nonostante questo abbia intaccato la propria autostima, rimane uno dei colossi finanziari mondiali, lo dimostra il fatto che non sono solo gli investitori privati a smaniare per accaparrarsi i suoi preziosi consigli, ma persino i vertici della casa bianca, dove anche il presidente Obama ha voluto incontrare l’oracolo per risanare l’economia statunitense.