Formazione: manager o futuri manager?

di Alessandro Pavanati

29 Ottobre 2010 10:00

Nell'epoca dell'iperflessibilità entrano in campo nuovi spazi imprenditoriali, tra cui l'arte e il non profit. Come orientarsi nella formazione

Vi sono corsi di formazione specialistica in cui un manager può avere come compagno di studi un giovane appena uscito dall’università.

È il caso dei master in management organizzati da business school o da scuole di direzione aziendale in settori innovativi o di nicchia. Due esempi sono offerti dalla Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi: tra i corsi aperti a neolaureati c’è il Master in Management dello Spettacolo e il Master in Management delle Imprese Sociali, Non Profit e Cooperative, in collaborazione con Emergency, Cdo- Federazione dell’Impresa Sociale, LegaCoopSociali, Telethon, Confcooperative.

Nel primo caso, va detto che spesso i manager dello spettacolo sono artisti (registi, attori, sceneggiatori e via dicendo) che nel loro percorso professionale hanno dovuto sviluppare un’attitudine imprenditoriale per promuovere la loro stessa attività.

In questo caso, chi non ha alle spalle un’esperienza professionale concreta nel mondo dello spettacolo è bene però che si approcci al master avendo almeno già da prima immaginato un proprio percorso su basi reali. Nel secondo caso, il fatto di citare gli enti promotori non è una scelta casuale. Il mondo del non profit sta orientandosi ora verso una logica di governance di imprese che non fanno utili (o comunque non li ridistribuiscono), ma che sempre imprese sono.

Chi si avvicina a questo ramo, anche nel caso non abbia maturato un’esperienza professionale al suo interno, è bene che conosca già i meccanismi di funzionamento di una fondazione, di una cooperativa sociale di tipo A o di tipo B, che differenza corre fra una ONLUS e una ONG e così via… Proprio in questo caso potrebbe essere utile prendere preliminarmente contatto con una delle associazioni promotrici, valutare quali professionalità richiedono e quali sono le prospettive a medio termine e solo successivamente (e magari su consiglio o richiesta diretta da parte di una delle realtà promotrici) considerare la possibilità di iscriversi al master.

Anche nel caso di un master part time, concepito per chi lavora o sta terminando il percorso di studi universitari, il criterio non è molto differente: dobbiamo arrivare a capire se il percorso che stiamo per affrontare ci porta all’interno di una rete di relazioni più o meno aperta. Il rischio, spesso, è che le opportunità di esperienze professionali post master siano vincolate ad un limitato numero di imprese, magari quelle sponsor del corso, o comunque ad un ambito piuttosto ristretto.

È importante per questo cercare di conoscere il livello di interscambio dell’ente organizzatore del master con l’esterno o comunque con il tessuto aziendale. O meglio, i tessuti: il nostro orizzonte geografico deve andare oltre l’area urbana della città che ospita il corso.