Squadra di comando al completo per Fiat Industrial, la società nata dalla scissione di Fiat che ha debuttato lunedì in Piazza Affari. Oggi l’azienda ha annunciato la nuova struttura operativa.
Il più alto organo esecutivo, dopo il consiglio di amministrazione, sarà l’Industrial Executive Council, Iec, composto dagli amministratori delegati delle società che fanno parte di Industrial, ovvero Cnh, Iveco e parte di Fpt, e dai responsabili delle funzioni chiave.
L’organismo è presieduto dal Ceo Fiat Sergio Marchionne ed è formato stabilmente da otto top manager. Vediamoli.
Harold Boyanovsky, che dal 2005 è amministratore delegato di Cnh; Alfredo Altavilla, che dall’ottobre scorso è ad di Iveco.
Quindi Giovanni Bartoli, per Fpt, Monica Ciceri, group control, Camillo Rossotto, tesoreria e servizi finanziari, Linda Knoll, risorse umane, Roberto Russo, general counsel, e Alessandro Nasi, sviluppo business.
Il compito dell’Iec, spiega la società, «è quello di rivedere l’andamento operativo delle proprie attività, stabilire gli obiettivi, adottare le scelte strategiche, decidere gli investimenti, condividere le best practices e gestire lo sviluppo manageriale».
I manager di Fiat spa che si trovano a capo di funzioni che forniscono servizi a Industrial parteciperanno su richiesta all’Iec. I dirigenti con responsabilità di staff all’interno di Fiat Industrial sono: Carlo de Bernardi (compliance e audit), Marco Monticelli (corporate communications) e Manfred Markevitch (investor relations).
Queste le novità relative a Industrial. Intanto a Torino resta centrale una questione che riguarda l’auto, quella del contratto di Mirafiori. Il referendum attraverso il quale i lavoratori si esprimeranno sull’intesa siglata il 23 dicembre con l’accordo di tutte le sigle sindacali tranne la Fiom è stato fissato.
È stata confermata quella che sembrava l’ipotesi più probabile, la data è venerdì 14 gennaio. Le urne apriranno la sera prima, il 13, per permettere di votare agli operai del turno di notte, che inizia alle 22. Si attendono poi i risultati nella serata di venerdì. Voteranno i circa 5mila dipendenti dello stabilimento torinese.
Giuseppe Farina, segretario della Fim, spiega che in questi giorni precedenti alla consultazione il sindacato farà una campagna informativa sui contenuti dell’accordo, e aggiunge che se «sarà bocciato la Fiom ritirerà la firma, se vinceranno i sì la Fiom, invece, dovrebbe firmare l’accordo».
In realtà, la posizione della sigla metalmeccanica della Cgil resta nettamente contraria. Lo ha ribadito oggi il segretario Maurizio Landini, sottolineando ancora una volta il no anche a un’ipotesi di mediazione come quella della “firma tecnica”, proposta nei giorni scorsi dal segretario della Cgil Susanna Camusso, che permetterebbe di mantenere la rappresentanza sindacale interna (l’intesa prevede che le sigle non firmatarie del contratto non possano avere rappresentanti sindacali).
La Fiom intende convocare assemblee dei lavoratori nei giorni prima del voto per «spiegare perché per noi quell’accordo non è accettabile e perché non intendiamo firmare».