Quasi la metà delle donne ha l’obiettivo di conciliare carriera e vita privata. Ma alla prova dei fatti l’investimento sulla professione comporta scelte difficili, anche perchè il mondo del lavoro, per chi ha ambizioni manageriali, risulta prevalentemente a misura d’uomo (nel senso di genere maschile). Risultato: quasi tre donne su quattro sono disposte a rinunciare ai figli per privilegiare il successo (solo il 27,46% non lo farebbe). Lo rileva un’indagine svolta da Adecco su un campione di 2580 lavoratrici, particolarmente interessante in vista della festa della mamma.
Se il rapporto fra maternità e lavoro si conferma difficile, è invece più alto il numero delle esponenti del gentil sesso che non intende sacrificare la vita di coppia, pari al 43,15%. C’è anche un 15,69% che valorizza il tempo libero, controbilanciato pero’ da un 11,16% che per il successo sul lavoro rinuncierebe a tutto: interessi, coppia, figli.
Comunque il dato di fondo della ricerca è che c’è una larga percezione, diffusa fra il 63,21% delle signore, di un mondo del lavoro che facilita gli uomini.
A pensarlo sono anche i colleghi uomini. L’indagine ha coinvolto anche 200 aziende italiane, con interviste ai responsabili Hr. Ebbene, alla domanda “perchè le donne al vertice sono cosi’ poche?”, il 43% ha risposto che il motivo è proprio che le aziende sono maschiliste, mentre un ben più ridotto 23,16% ritiene che le colleghe non accedano ai posti di top management per scelta, ovvero perchè preferiscono dedicarsi alla vita privata.
Nel 58,91% delle aziende interpellate, giusto per dare un quadro della situazione, le donne in posizione di quadro o dirigente sono meno del 20% sul totale dei manager. C’è poi un 24,81% di società in cui le quote rosa dirigenziali salgono dal 20 al 50%, e infine un 10,85% dove le donne manager sono addirittura in maggioranza.
Eppure, l’ambizione e la determinazione all’altra metà del cielo non mancano, anzi. Il 28,5% delle intervistate punta al successo professionale, il 27,12% desidera un buono stipendio, il 29,38% vuole raggiungere l’indipendenza grazie la lavoro. Nel 46% dei casi ritengono di essere più determinate degli uomini, caratteristica a cui seguono il rispetto verso i colleghi, 31,20%, la creatività, 17,76%, e l’onestà.
Cosa ne pensano i referenti delle risorse umane? Le donne peccano di eccessiva competitività, 26,32% e scarsa resistenza allo stress, 21,8%. Per loro, le migliori opportunità di carriera sarebbero nel marketing e comunicazione, 43%, risorse umane, 24%, amministrazione e finanza, 22%, mentre sono ritenuti più difficili i percorsi nel settore vendite, 9,16%.
Commenta Ilaria d’Aquila, direttore Risorse Umane di Adecco: «la risposta è nella parola flessibilità», intesa «in prima battuta in senso tradizionale e quindi all’utilizzo di strumenti quali part time, orari flessibili, supporto alla cura dei figli attraverso nidi aziendali o contributi alle spese, ma non solo. Con flessibilità mi riferisco anche allo sviluppo di strumenti che creino le condizioni per la crescita della cultura della diversity in azienda e quindi delle opportunità di carriera per le donne».