Una ricerca di Manageritalia – l’associazione che riunisce oltre 35mila dirigenti di società operanti nel terziario – ha mostrato che nelle aziende italiane scarseggiano i manager. La differenza coi principali Paesi europei è evidente: da noi la media nel privato è dello 0,9%, contro il 3% della Francia e della Germania e il 6% del Regno Unito. Considerando anche il settore pubblico, questa percentuale sale all1’9%.
I motivi? Una delle ragioni, è che il tessuto imprenditoriale italiano è spesso formato da piccole aziende familiari, guidate spesso dallo stesso imprenditore. Ma c’è anche il fatto che in Italia – a parte alcune grandi industrie – manca una cultura aziendale come invece avviene nei Paesi citati.
Per questo, da noi ci sono poco più di 120mila dirigenti in aziende private cui se ne sommano altri 180mila nel settore pubblico. In Italia le aziende private che hanno dirigenti sono circa 27mila a fronte di 3.500 aziende di grande dimensione, 22.500 di media dimensione e 200mila di piccola dimensione. Considerando le imprese di medie dimensioni registrate nel Paese – fra i 50 e i 250 dipendenti – solo 7mila hanno al loro interno del personale inquadrato come dirigente. Le altre 16mila ne fanno a meno o hanno trovato altri escamotage. Questi dati la dicono tutta sul livello di managerialità delle nostre società, anche volendo calcolare i circa 310mila quadri presenti nel settore privato.
In Italia, le imprese con meno di 10 dipendenti – la stragrande maggioranza del totale – assorbono il 9,7% dei dirigenti; quelle da 10 a 99 dipendenti il 36,3%, quelle da 100 a 499 dipendenti il 31,3% e quelle con almeno 500 dipendenti il restante 22,7%.
Il confronto con il reso del continente – come visto per il settore privato – diventa ancora più evidente considerando tutte le aziende: in Germania si tocca quota 3,8%, percentuale doppia rispetto a noi. Ma se si guarda la Francia, tale percentuale sale al 6,2%, contro il 7,4% dell’Olanda, il 10,3% dell’Irlanda e il 15,1% del Regno Unito. In questo caso, solo Grecia e Portogallo hanno una inferiore percentuale di manager rispetto al totale della forza lavoro.
Piuttosto laconico il commento di Salvatore Cantale, l’unico professore italiano che fa parte del corpo insegnanti dell’IMD di Losanna, fra le prime scuole europee e mondiali di economia: “La competenza dei manager italiani è comunque molto elevata. Il problema è che le aziende italiane non credono in loro e non investono su di loro, al punto che i dirigenti che seguono i nostri corsi solo in piccolissima parte provengono dalla Penisola”.
Considerando le varie regioni d’Italia, è la Lombardia quella col più alto tasso di dirigenti nelle aziende private: 1,7% contro una media italiana (come detto) dello 0,9 e una del sud dello 0,2. Nelle aziende del Mezzogiorno lavorano solo il 6% dei manager del settore privato mentre sono il 9% del totale quelle che hanno dei dirigenti in organico. Del resto i 3 quarti dei dirigenti risiede in 4 regioni italiane: Lombardia (dove lavorano il 42,0% del totale), il Lazio (14,8%), il Piemonte (9,2%) e
l’Emilia Romagna (9,1%). Ossia le zone a più alto tasso di medie e grandi aziende.
Quali sono i motivi che fanno sì che nel Paese ci siano così pochi manager? L’associazione individua 4 punti fondamentali:
1 – la frammentazione del tessuto produttivo
2 – l’elevato carico di oneri fiscali e contributivi che grava sul costo del lavoro delle alte professionalità
3 – il fatto che l’età per l’accesso alla dirigenza sia posticipata di circa 4 anni rispetto alla media europea
4 – le difficoltà che ancora oggi incontrano le donne ad accedere alle posizioni al vertice della gerarchia aziendale
E relativamente al gentil sesso, in Italia solo il 25,9% dei dirigenti è di sesso femminile, contro una media Ue-15 del 34,0%. E, in questo, siamo invece all’ultimo posto in Europa.