Vista la grande ascesa dell’interesse verso i Big Data, considerati elemento fortemente strategico per il futuro prossimo delle aziende, ecco che vengono a crearsi anche buone opportunità di carriera per i professionisti dell’IT che sviluppino le giuste competenze sull’argomento.
Secondo un rapporto pubblicato nel 2011 da McKinsey & Co. – come ricordato in un brillante articolo di Tam Harbert pubblicato su Computerworld – gli Stati Uniti potrebbero affrontare una carenza di personale entro il 2018 che va da 140.000 a 190.000 unità, dotate di “profondo talento analitico”, e di 1,5 milioni di persone in grado di analizzare i dati in modi che permettano di prendere decisioni di business.
Certo in Italia siamo ancora indietro rispetto agli Stati Uniti, ma può essere utile iniziare a capire cosa cercano le imprese e come affinare le proprie competenze in materia, visto che ancora non è ben consolidata, come confermato da Sandeep Sacheti di Wolters Kluwer, “una monolitica definizione della Big Data Profession”, per quanto titoli come data architect e data scientist stiano diventando più comuni.
La maggior parte dei posti di lavoro che emergono nel campo dei Big Data richiedono conoscenze di programmazione e capacità di sviluppare applicazioni, nonché una comprensione di come soddisfare le esigenze aziendali, anche se non sempre i curricula devono essere supportati da una precedente esperienza accademica. Per alcuni esperti del settore contano più la creatività e curiosità di un qualsiasi percorso accademico.
Ricercate quindi menti flessibili, che sappiano avere un “temperamento scientifico” ma siano “capaci di ambientarsi in situazioni dove lo schema di riferimento non sia uno solo, o non ci sia per niente”, come detto da Brian Hopkins, analista di Forrester Research. Per i professionisti dell’IT dotati di creatività, quindi, si aprono prospettive di lavoro interessanti.