L’edizione 2013 dell’Osservatorio Energy Management segnala luci e ombre nell’azione degli Energy manager italiani, con l’attività di gestione dell’energia presso la nostra industria, il terziario e la pubblica amministrazione che ha certamente fatto dei passi in avanti, anche se la questione spinosa rimane quella degli interventi effettivamente messi in campo, che registrano percentuali sensibilmente più basse rispetto all’attività di pianificazione.
L’Osservatorio, lanciato lo scorso anno da Strategic Management Partners in collaborazione con il Gruppo 24 Ore, con il supporto operativo di Cfi Group e la sponsorship di Telecom Italia, conferma come restino poche (l’8%) quelle realtà che, pur avendo in organico un responsabile dell’energia, adottano un sistema di gestione secondo lo standard ISO 50001, mentre il 39% conferma di non prevedere nessun certificato o attestazione.
Per quel che riguarda il ruolo degli energy manager, la quota di professionisti che svolge questa attività come missione principale è aumentata dal 19 al 29% del totale, e quello che pare funzionare un po’ in tutti i campi sono le attività di raccolta e il monitoraggio dei consumi, così come il check up energetico insieme all’individuazione delle aree di inefficienza. Eppure i dati del 2013 confermano la distanza tra il pensiero e l’azione concreta, con un’evidente difficoltà di spesa nella realizzazione degli interventi.
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I manager intervistati dichiarano comunque una riduzione media dei consumi negli ultimi tre anni ben del 26,5%, con il ritorno economico degli interventi che è stato inferiore ai due anni nel 52% dei casi. Luci e ombre di una situazione che mostra ancora ampi margini di miglioramento, anche perché oltre la metà dei responsabili dell’energia in azienda non è ancora al momento inquadrato come dirigente.