Arrivano da Bankitalia gli ultimi dati che illustrano il percorso, ancora in salita, compiuto dalle donne in ambito lavorativo in materia di salari e posizioni apicali.
Se il gap retributivo tra i due sessi segna uno svantaggio del 13% per le donne, ammonta solo al 14,5% la percentuale di donne manager che hanno accesso ai CdA delle aziende nazionali con oltre 10 milioni di fatturato.
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Questo è quanto emerge dallo studio firmato da Magda Bianco, Francesca Lotti e Roberta Zizza del Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia, dal quale si evince come le percentuali siano comunque lievitate in seguito all’entrata in vigore della legge 120/2011 sulle quote di genere, come la presenza rosa sia leggermente superiore alla media nelle PMI.
«La presenza è appena più consistente tra le imprese piccole: almeno una donna nel 48 per cento delle società con un fatturato tra 10 e 50 milioni contro il 40 per cento in quelle con oltre 200 milioni.»
Il rapporto fa luce sulle possibili cause che rendono ancora così ampio il divario salariale tra donne e uomini, chiamando in causa la carenza di strumenti di conciliazione vita-lavoro, la mancanza di flessibilità e la persistenza di alcuni fattori culturali che limitano, ancora oggi, le possibilità di carriera per il sesso debole.
Non si tratta, invece, di un “ritardo” dovuto a un differente percorso scolastico o accademico, basti pensare che sono in possesso di un’istruzione universitaria il 13% degli uomini contro il 16% delle donne.
Quali sono le possibili soluzioni per appianare queste differenze? Secondo le autrici dello studio una risorsa efficace è rappresentata dalla tecnologia:
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«Rispetto ad alcune di queste fonti di divario la tecnologia potrebbe modificare significativamente la situazione (pensiamo al telelavoro, all’agenda digitale per la pubblica amministrazione, ai progetti per le smart cities); per altre gli ostacoli restano ancora difficili da superare: la disponibilità di strutture per la cura; le componenti culturali e gli equilibri domestici che ne conseguono; i fenomeni di discriminazione implicita.»