Le stime dell’associazione Valore D hanno rilanciato con forza la questione dello strano rapporto, tutto all’italiana, tra donne e potere. Si perché se da un lato è certamente vero, come appunto descritto nella ricerca, che in un solo anno le donne nei board delle società del Fste Mib, il principale listino di Milano, sono passate dall’essere circa il 7% del totale alla quota ben più onorevole del 20%, dall’altro, senza dubbio, non è tutto oro quel che luccica, anche se il dato ci pone un punto percentuale sopra la media internazionale e al quinto posto generale per numero di donne nei consigli di amministrazione.
Alessia Mosca, parlamentare del Pd e prima firmataria della legge sulle “quote rosa” nei cda, lo spiega bene: «Spesso si tratta di manager con pochi compiti operativi. In posizioni di serie B». O ancora Marisa Montegiove, presidente di Donna Manageritalia, che aggiunge: «Siamo veramente lontani dall’avere una presenza reale nei consigli di amministrazione e nei luoghi che contano. Come gruppo di donne e manager non abbiamo appoggiato la legge sulle quote rosa, è il merito quello che conta. Il cambiamento deve essere culturale».
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E per far sì che il cambiamento sia innescato davvero e non si corra il rischio di un “effetto gambero”, è necessario proseguire in questa direzione, senza dimenticare che al di là della presenza nei cda è la condizione generale del lavoro della donna in Italia a destare le maggiori preoccupazioni, per quanto la tendenza veda proprio le donne capaci di reagire meglio agli attacchi della crisi. Come ricorda sempre Maria Montegiove: «Si è verificato il paradosso che tra due manager, un uomo e una donna, spesso le aziende abbiano sacrificato il maschio, ritenendo la manager più produttiva, flessibile, e comunque meno costosa, visto che gli stipendi delle donne sono tradizionalmente più bassi».
Da segnalare infine, a livello mondiale, come sia la Cina il paese dove è più alta la concentrazione di donne senior manager, con una percentuale del 51%, con il Giappone fanalino di coda della classifica, con un magrissimo 7%.