Una volta il passaggio all’estero non veniva vissuto come definitivo, ma solo come momento utile alla crescita professionale, sostanzialmente per tornare in Italia con un curriculum più corposo.
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Ma il panorama ultimamente è cambiato molto e la situazione attuale vede manager partire per l’estero senza alcuna intenzione di tornare. Transearch ha fotografato la situazione dimostrando come ben il 94% dei manager residenti all’estero non prenda in considerazione il ritorno in patria, contro un misero 6% che però è mosso solo da ragioni sentimentali.
Infatti il vero problema risiede nell’assenza di attrattività da parte del mercato italiano. Chi parte tende a mettere radici, sapendo che nel nostro paese non esisterebbero condizioni di vita ugualmente favorevoli.
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Gabriele Ghini, ad di Transearch si chiede a proposito «La vera domanda è: perché un manager brillante e competente dovrebbe rientrare in Italia?» ed individua cinque elementi discriminanti che certo non possono considerarsi facili da raggiungere in Italia: soldi, carriera, potere, visibilità e solidità aziendale. Ragione che tiene lontani anche i manager stranieri, che non vedono in Italia un luogo in cui far carriera.
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I ruoli che vengono raggiunti dagli italiani all’estero sono manager generico (26% del totale), director (20%), professional (17%), vice president (14%), senior vice president (13%), e, infine, i chief in vari settori. Il paese più ambito è il Nord America, seguito dal Sud America, mentre si verifica una perdita di interesse nei confronti dei paesi orientali.