Il ruolo del dirigente è fondamentale per lo sviluppo dell’azienda, ma nell’ultimo decennio con l’arrivo della crisi questa figura professionale ne ha risentito molto: nel nostro Paese si calcolavano nel 2004 537.000 dirigenti che sono diventati 405.000 nel 2014 (-24,5%). Secondo l’Aldai, Associazione lombarda dei dirigenti industriali, i dirigenti dieci anni fa erano 33 ogni 1000 lavoratori dipendenti, oggi se ne contano 24. Il confronto con l’Europa è ancora più evidente: se si prendono in considerazione manager come i dirigenti e i quadri apicali, nel nostro Paese se ne trovano 36 ogni 1000 lavoratori dipendenti, mentre in Europa se ne calcolano 58. Per quanto riguarda le donne la figura del dirigente è aumentata, anche se i loro numeri di partenza erano inferiori, se infatti dieci anni fa erano circa il 24% dei dirigenti, ora sono il 28%.
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Il presidente di Aldai, Romano Ambrogi, spiega:
«Il sistema del lavoro è cambiato; c’è maggiore orizzontalità rispetto a prima. E questa riduzione dei posti di dirigente, diretta conseguenza della crisi che ha fatto sparire migliaia di aziende, è preoccupante».
In più il tessuto imprenditoriale italiano è costituito da aziende familiari, con imprenditori che vogliono fare tutto in prima persona:
«Ma i due ruoli devono rimanere separati: un conto è l’azionista, un altro il manager, che deve avere le competenze tecniche e professionali per affrontare la routine quotidiana e fronteggiare le difficoltà che si presentano day by day», prosegue Ambrogi.
Alla base del taglio del numero dei dirigenti, ci sono ovviamente motivi economici, poiché
«Un dirigente costa il doppio di un quadro».
Ma qualcosa sembra cambiare spiega Michele Stasi :
«La retribuzione globale annua di dirigenti e quadri alti è vista nel 2015 in leggera crescita (5,4% rispetto al 2014 che era del 5,2%), con aumenti trainati in Europa dai Paesi che hanno sofferto di più, come Grecia e Irlanda (+1,3%), anche se il maggior incremento avverrà in Turchia (9,0%), dove però ci si attende un tasso di inflazione dell’8,9%».
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Stasi conclude dicendo:
«La crisi, iniziata nel 2009, ha portato a un processo di sostituzione dei dirigenti con quadri abbastanza pesanti, i cosiddetti middle manager».