Eliminare un collega di lavoro dalla lista degli “amici” di Facebook potrebbe essere considerato un atto di mobbing: una sentenza emessa da un tribunale australiano apre la strada a possibili controversie tra datore di lavoro e dipendenti, o tra gli stessi vicini di scrivania.
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Stando la vicenda esaminata dai giudici australiani della Fair Work Commission, infatti, una dirigente a capo di un’agenzia immobiliare avrebbe cancellato una collega dai suoi contatti Facebook in seguito a uno scambio di opinioni tra le due: a spingere la manager verso questa decisione è stata una lamentela espressa dalla collaboratrice, la quale sottolineava come gli immobili a lei assegnati non venissero sufficientemente pubblicizzati.
Una “ripicca” che non è piaciuta ai giudici: il comportamento della dirigente non è sufficiente, da solo, a determinare una condanna per mobbing, tuttavia rappresenta una condotta da biasimare che potrebbe aggiungersi alla lista di angherie subite spesso dai lavoratori, un atteggiamento vessatorio che (come nel caso esaminato) ha contribuito a causare ansia e depressione nella dipendente coinvolta.