Se non sbagli non cresci: può essere sintetizzata in questo modo la teoria del fallimento elaborata da Tom Peters. Come failure management infatti lo scrittore intende la capacità di rischiare, di avere il coraggio di sbagliare, pur di provare cose nuove.
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Non sono tanto da lodare gli obiettivi raggiunti, se essi non hanno avuto una parte di rischio, ma i grossi fallimenti, se essi derivano da un’idea innovativa o, se non altro, dalla voglia di sperimentare. Fail, forward e fast (fallisci, vai avanti e vai veloce) sono le tre F che esplicano il failure management, che sintetizzano un modo di pensare e di agire che va in una direzione diversa dal solito.
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Secondo Tom Peters solo non temendo il fallimento si possono raggiungere risultati di alto livello, e se è il manager a dover improntare la propria carriera in questo modo egli deve anche essere d’esempio per i suoi dipendenti. Avendo a che fare con chi è pronto a perdere tutto i lavoratori si sentiranno stimolati ad agire. Mettere ogni giorno in discussione tutto quanto può portare a creare prodotti o servizi innovativi o anche un nuovo modo di risparmiare o di impiegare le risorse. Non tutti hanno il coraggio di farlo, ma è proprio in questo che puoi distinguere le persone di successo da chi continua a vivere nella mediocrità.
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Le idee geniali non vengono tutti i giorni, ma imparando a vedere le cose da diversi punti di vista prima o poi si troverà la strada del successo, quella che nessuno ha mai percorso prima di noi. Per farlo però bisogna essere circondati dalle persone giuste, capaci di condividere la nostra stessa visione e di aggiungere quel coraggio che serve per buttarsi in nuove avventure senza temere il fallimento.