Dare vita a uno spin-off delle attività italiane scorporandole dal resto del gruppo: è quanto auspica il presidente di UniCredit Giuseppe Vita, che nel corso dell’inaugurazione del nuovo stabilimento Barilla a Rubbiano ha manifestato il suo desiderio di creare una UniCredit Italia, sebbene sia un obiettivo non realizzabile a breve termine.
Ad allontanare nel tempo lo scorporo delle attività italiane della banca UniCredit sarebbero impedimenti di carattere burocratico, ma anche problematiche di natura amministrativa e fiscale.
Si tratta di una modifica all’assetto gestionale che, tuttavia, porterebbe notevoli benefici al gruppo rendendo più semplice l’operato della holding, come ha affermato lo stesso Vita: “Noi oggi come UniCredit abbiamo un ibrido, abbiamo cioè una holding che deve badare a tutte le varie partecipate europee e così come abbiamo una UniCredit tedesca, una polacca, una austriaca, sarebbe giusto che ce ne fosse anche una per l’Italia, sennonché in Italia ci sono determinate rigidità burocratiche, amministrative che per il momento non ci consentono di farla. Sarebbe logico farla, non so se è un desiderio particolare di qualche fondazione“.
Allo stesso tempo il presidente del gruppo bancario ha sottolineato l’assenza di richieste in merito da parte delle fondazioni, nello specifico Cariverona e Carimonte. Alla luce dei fatti, inoltre, l’attuazione dello scorporo avrebbe un costo economico non indifferente, stimato intorno ai 400 milioni di euro, che non potrebbe rientrare se non nell’arco di molto tempo. Per questo la soluzione migliore ipotizzata dai vertici sembra essere quella di rimandare qualsiasi decisone anche per verificare i vantaggi del nuovo piano industriale.
È sempre delle ultime ore la notizia di un probabile ingresso nel prossimo consiglio di amministrazione dei soci libici, Banca Centrale Libica e Libyan Investment Agency, che potranno candidare il loro rappresentante nel momento in cui decadrà l’attuale CdA.