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Per Microsoft, il business ha un Futuro@lfemminile

di Giuseppe Goglio

16 Novembre 2009 09:00

Il limitato impiego femminile nei posti di lavoro ha importanti ripercussioni anche sul PIL. Con Futuro@lfemminile, Microsoft intende affrontare e risolvere il problema

Difficile anche solo ipotizzare come un’azienda rinunci volontariamente a metà delle potenzialità offerte da una risorsa. Eppure, in un certo senso, questo è uno dei rischi che in Italia molte aziende corrono, trascurando la possibilità di offrire pari opportunità di carriera alle donne.

Naturalmente, non tutte le aziende utilizzano due pesi e due misure negli avanzamenti professionali, ma a confermare quanto il problema sia sentito in Italia bastano alcune cifre. Secondo Daly, equiparando il tasso di occupazione femminile a quello maschile e assumendo che il PIL aumenti in misura proporzionale all’occupazione, il PIL italiano aumenterebbe del 21%.

Inoltre, da uno studio Casarico e Profeta, l’ingresso di centomila donne sul mercato del lavoro italiano (poco più dell’1% per cento dell’occupazione femminile) si tradurrebbe in un incremento del PIL corrente dello 0,3%. Valori tutt’altro che trascurabili, soprattutto se rapportati all’attuale andamento dell’economia.

Microsoft da tempo si batte in prima persona per migliorare questa situazione. Ne abbiamo parlato con Roberta Cocco, responsabile del progetto e Direttore Marketing Centrale della divisione italiana del Gruppo.

«Futuro@lfemminile è il progetto di responsabilità sociale appartenente a un piano più ampio. In particolare, l’iniziativa ha l’obiettivo di valorizzare la tecnologia a supporto della sfera femminile sia professionale sia personale».

Attivo da ormai cinque anni, il progetto è articolato in quattro filoni distinti. Prima di tutto, il sostegno orientato al mondo del lavoro, per quanto riguarda la professione e le opportunità di carriera favorendo anche l’aggiornamento e la conoscenza dei sistemi IT. Quindi, il sostegno offerto dalla tecnologia nella vita quotidiana, sia a supporto delle incombenze domestiche ma anche come alleato nella ricerca di lavoro.

Inoltre, la sensibilizzazione sull’importanza del ruolo femminile in azienda. Infine, invogliare a intraprendere senza timori studi scientifici, perché una parte della carenza di incarichi di alto livello al femminile è dovuta proprio a questo: «Tra i primati negativi dell’Italia c’è anche il più basso numero di ragazze iscritte a corsi di studi di natura tecnico e scientifica», sottolinea Roberta Cocco.

Un apporto fondamentale per cambiare la situazione arriva dalla tecnologia, e non solo da Microsoft come ci tiene a precisare la portavoce del progetto: «Oggi non è più indispensabile la presenza fisica in un determinato luogo per svolgere una professione; anche se questo non vale per tutti i lavori, per una buona parte di mansioni la mobilità permette di ottenere grande flessibilità».

In pratica, il mondo lavorativo in Italia è chiamato a compiere un importante passaggio culturale, abbandonando il vecchio criterio di valutazione basato sulla presenza di un impiegato sul posto di lavoro in favore della capacità di presentare i risultati richiesti nei tempi concordati.

Quello che in diversi Paesi d’Europa avviene già da tempo. «La presenza dà l’idea della produttività della persona, ma la meritocrazia dovrebbe essere correlata invece ai risultati raggiunti. Certamente, è una scelta che richiede investimenti in infrastruttura, ma ricambiati con una serie di vantaggi personali e aziendali».

In questo, la stessa Microsoft cerca di offrire il buon esempio: «Il concreto utilizzo di tali principi ha portato a una crescita nella percentuale di donne impiegate. Attualmente siamo intorno al 30%; ancora lontani dal 50%, ma dobbiamo sempre tenere presente del minor numero di donne che seguono studi scientifici, al quale va affiancato chi rinuncia a tornare al lavoro per problemi personali. Resta comunque un grande risultato, ma vogliamo andare oltre».

Lo spazio per migliorare certo non manca. Secondo una ricerca della Banca d’Italia, nel nostro Paese l’occupazione femminile è tra i livelli più bassi nell’Unione Europea. Nel 2007 si assestava infatti al 46,6% contro il 70% degli uomini. Dati migliori solamente di quelli registrati da Malta.

Inoltre, nelle rispettiva fasce d’età, i tassi di occupazione al femminile raddoppiano, se non addirittura triplicano, quando la donna è in possesso di un diploma di scuola superiore o di una laurea. Senza dimenticare, per un’azienda, le opportunità legate alla possibilità di allargare le proprie vedute: «La diversità è sempre un valore: più teste, più stili anche manageriali e di leadership diversi tra loro rappresentano un vantaggio per il business«, conclude Roberta Cocco.

«Le tecnologie permettono di ottenere un vantaggio concreto senza imporre rinunce, senza dimenticare come persone più stimolate, interessate e appassionate a ciò che fanno, con gli strumenti giusti avranno una resa migliore».