Un’impresa italiana paga ogni anno il 64,8% dei profitti in tasse e contributi, perde 269 ore per gli adempimenti fiscali e spende 7.559 euro: risultato, l’Italia è ultima nell’indice della libertà fiscale misurato dal Centro Studi Impresalavoro. La graduatoria riguarda 29 paesi europei, classificati in base a sei indicatori: procedure ed ore per pagare le tasse (Italia sestultima), total tax rate su imprese (ultima) e famiglie (sestultima), costo per pagare le tasse (ultima), pressione fiscale sul PIL (la settima peggiore), variazione della pressione fiscale dal 2000 al 2014 (quartultima).
=> Tasse sul lavoro: Italia al top d’Europa
Come si vede, i due indicatori peggiori per l’Italia sono il total tax rate sulle imprese, che misura la quota di profitti che una media azienda paga ogni anno allo stato sotto forma di tasse e contributi sociali, e il costo per pagare le tasse, sorta di tassa sulle tasse rappresentata dai costi delle procedure, anche in termini di tempo necessario e relativo costo del personale, sostenuti sempre da una media azienda, per essere in regola con il Fisco.
Il paese con il sistema fiscale più friendly per le imprese è la Svizzera, seguita da Irlanda, Estonia e Romania. La top ten prosegue con Lettonia, Bulgaria, Lussemburgo, Lituania, Regno Unito, Croazia. I fanalini di coda, oltre all’Italia, Belgio, Francia, Austria, Grecia, Danimarca.
=> Tasse imprese: 2016 da record per il Fisco
L’indicatore più importante ( a cui vengono attributi più punti per determinare il grado di libertà fiscale dei paesi) è il costo della pressione fiscale sul PIL che misura il peso del fisco sulla ricchezza prodotta. Segue il tax rate sulle imprese, mentre tutti gli altri indicatori sono considerati paritari.
In termini relativi, è ritenuto particolarmente rilevante l’indicatore sui cambiamenti 2000-2014: l’Ialia ha visto aumentare la pressione fiscale del 3,6% la Svezia (al primo posto), le ha tagliare del 5,9%. Ecco la classifica completa della libertà fiscale.