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Lo Smart Working non è Remote Working. Viceversa, sì

di Alessandra Gualtieri

4 Maggio 2020 09:34

Sul portale Exploring Smart Working i chiarimenti sul paradigma del lavoro agile, con le indicazioni pratiche per l'avvio di un progetto strutturato in azienda.

Sono ormai quasi due mesi che sentiamo tutti parlare di smart working, ma quello che non sentiamo dire abbastanza spesso è che questo non è Smart Working.

Perchè se è vero che lavorare da remoto può significare lavorare in smart working, lavorare in smart working non significa lavorare da remoto. Per capire perchè questo è vero, dobbiamo partire da una serie di definizioni e chiarimenti e comprendere il Paradigma dello Smart Working assieme a Seedble, azienda specializzata in questo ambito dal 2012.

Cosa non è Smart Working?

Quando parliamo di Remote Working, traducendo dall’inglese, ci riferiamo al lavoro da remoto, ovvero da un luogo che non sia l’ufficio in azienda. Non è necessariamente lavoro da casa (meglio definito come Home Working) ma più lavorare in luoghi diversi: al bar, presso un coworking dove si possono incontrare altri professionisti, un ufficio temporaneo e, sì anche da casa. Il tutto in base alle proprie esigenze.

Il Remote Working è inoltre particolarmente legato alla tecnologia, in quanto si basa su modalità lavorative in cui il confronto e la comunicazione con colleghi e clienti avviene maggiormente attraverso piattaforme e applicativi online (es: Skype, Hangout, Zoom e altre soluzioni di social collaboration come Slack, Hibox, Asana, etc.).

Nel telelavoro invece, il lavoratore svolge la sua attività da una postazione fissa definita, in un luogo diverso dall’azienda, continuando ad avere una rigidità oraria comparabile al lavoro in azienda. Insomma, un Remote Working “coatto”, che è proprio quello a cui siamo sottoposti in questo periodo di Coronavirus.

In quest’ottica possiamo quindi affermare che Smart Working non è telelavoro. Può semmai essere considerato una evoluzione del telelavoro, perché non siamo vincolati dagli orari, né in ufficio né a casa, ma conta solo il risultato, la performance.

Smart Working non è nemmeno lavorare qualche giorno al mese in una sede che non sia l’ufficio, anche se gran parte delle aziende italiane che dichiara di adottare questo strumento lo declina in questo modo. Perché con qualche giorno al mese si evita la paura di un cambiamento troppo impattante, ma al contempo si ottengono uguali benefici a livello di Comunicazione ed Employer Branding.

Smart Working non è poi lavorare con un tablet o uno smartphone anziché con il pc fisso aziendale, perché se lo strumento è smart non è detto che a quel punto anche il lavoro diventi smart.

Ma allora cos’è davvero lo Smart Working?

Lo Smart Working combina i concetti sopra descritti, in quanto esprime un nuovo approccio lavorativo che integra tre dimensioni: comportamenti e cultura organizzativa, tecnologie e spazi di lavoro.

Lo Smart Working si fonda su una concezione diversa del modo di concepire il lavoro: l’ufficio diventa un luogo d’incontro, le tecnologie devono facilitare la collaborazione e, pertanto, devono garantire massima flessibilità e mobilità, le persone devono essere responsabilizzate e gestite per obiettivi attraverso un rapporto di fiducia che si crea sia tra colleghi che con i manager per agevolare produttività e benessere. 

Lo Smart Working è un approccio lavorativo basato sul dare più responsabilità e fiducia ai lavoratori nel determinare come, dove, quando e con quali mezzi svolgere il proprio lavoro nel rispetto di regole e linee guida condivise con l’organizzazione. I lavoratori vengono gestiti e valutati sulla base dei risultati abbandonando gli schemi tradizionali del controllo. Lo Smart Working mira ad aumentare la produttività e migliorare il benessere singolo (lavoratore) e collettivo (organizzazione).

Lo Smart Working può e deve essere usato come leva per l’innovazione in ambito organizzativo. È un approccio al lavoro che le organizzazioni dovrebbero adottare per andare incontro alle esigenze che il mercato e il nostro stile di vita richiedono: flessibilità, produttività, mobilità, reattività, felicità, crescita.

Tutto questo, però, parte da un cambiamento drastico nel management: il rapporto di fiducia si basa infatti sul cambiamento di mentalità e di approccio da parte dei manager, che non sono più “controllori spietati” ma diventano coach, consiglieri dei propri worker, facilitando la condivisione delle informazioni e garantendo maggior autonomia ai propri collaboratori.

Per questo Seedble ha messo a disposizione di manager ed imprenditori un percorso dedicato all’introduzione in azienda dello Smart Working che offre diverse soluzioni:

  • prendere ispirazione da esperti e case studies grazie ai Digital Meeting
  • sviluppare le competenze adatte per portare avanti un progetto sullo Smart Working nella propria azienda grazie al percorso di Formazione
  • introdurre la collaborazione digitale grazie ad un framework di Strumenti e Processi
  • avviare un progetto di Smart Working nella propria azienda garantendo una progettualità di lungo periodo grazie al percorso di Consulenza

Tutto questo raccolto sull’unico portale dedicato interamente al mondo dello Smart Working: Exploring Smart Working.